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Tra alleanze, ritiri e conferme la politica siracusana è impazzita: ma il “nodo scorsoio” rimane all’interno del Pd

A Siracusa tutti impazziti per la politica. Sulla composizione delle liste per le amministrative di giugno e le candidature a Sindaco, la politica siracusana fa un passo avanti e due indietro. E’ la politica del gambero, stavolta adottata non solo dal centrosinistra ma da tutti gli schieramenti in campo. Neanche il tempo di registrare intese e programmi, che tutto ritorna ad un punto morto; tutto è cancellato. La panoramica di pochi minuti fa sullo scenario, riporta che Granata e Randazzo vanno avanti senza guardarsi indietro con i complimenti sulla fermezza delle scelte operate; Ezechia Paolo Reale rimane impantano nel gioco delle parti, in un via vai di gente ma senza una reale conclusione di accordi, anche se rimane ancora il più “corteggiato”; Enzo Vinciullo, come riportano i beni infornati, rimane fermo nella volontà di fare aver fatto coerentemente un passo indietro e lì rimane, secondo la regola che la politica è aggregazione e non un salto nel buio; Massimo Milazzo entra di nuovo in scena per continuare a girare nel teatrino di attori e comparse a scrutare menzogne e verità nel circuito delle possibili alleanze; Damiano De Simone diventa il candidato ufficiale della coalizione formata da diverse liste di cui fa parte anche l’Udc di Giovanni Magro. Insomma, un gioco al massacro, senza un programma capace di superare gli steccati degli interessi di partito, di gruppo o di cordata che dir si voglia.

Intanto, la rosa dei candidati che fanno riferimento al Pd è passata a due: in ballo resta Fabio Moschella con la benedizione provvisoria del Pd e della Foti-Cafeo; ma rimane l’incognita del sindaco uscente Giancarlo Garozzo che, secondo alcuni addetti ai lavori, per “una regola di statuto del Pd per i sindaci uscenti”, sarebbe in pratica titolato all’uso del simbolo della lista del Pd per la candidatura. Tesi confermata dalle segreterie regionali e nazionali, anche se con qualche perplessità; ma di contro qualcuno nel Pd tira fuori la questione dell’appoggio alle regionali a Cutrufo contestata con una lettera raccomandata, “ma senza un seguito”, rispondono dall’altra parte i garozziani. Insomma, la costruzione della strategia della coalizione attorno al Pd rischia di naufragare di brutto davanti al muro contro muro tra le diverse anime degli “ortodossi” del partito di Renzi, con il rischio di neutralizzare politicamente, almeno per questa tornata elettorale, la Foti-Cafeo. E la domanda rimane cosa faranno tutti i colonnelli e i politicanti di professione rimasti a spasso perché trombati, non eletti, nelle ultime consultazioni?

Dunque, si aspetta il rientro di Giancarlo Garozzo con sicuri colpi di scena per la definizione dei confini dei dintorni elettorali del Pd. E questo alla luce anche della provocatoria uscita in ballo forzata di Fabio Moschella, senza capire ancora il perché e chi è l’artefice dell’operazione. A questo punto, il problema non sarebbe il candidato del Pd bensì la scelta stessa dei democratici di sposare un progetto: Ma quale?

In questa giostra impazzita la rosa dei candidati in generale potrebbe nuovamente cambiare alla luce della necessità di venire incontro alle esigenze di uno o dell’altro gruppo. Succede quando la politica si sfoltisce, e non ha il necessario zoccolo duro ideologico e al suo posto subentra un dialetto da cortile.

Concetto Alota

 

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