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La ferita di Ibrahim, racconto del giovane liberiano premiato a “Diritti di memoria”

Una ferita al piede in cui è scritta la sua vita: la fuga dal carcere, dalla disperazione e dai colpi di arma da fuoco. Ibrahim Jalloh ha 18 anni (compiuti ieri) ed è ospite dello Sprar nella struttura “L’albero della vita” e la storia della sua vita ha ottenuto il primo premio alla seconda edizione del concorso “Dimmi”, Diari multimediali migranti, nell’ambito della manifestazione “Diritti di memoria”, svoltasi a settembre a Pieve di Santo Stefano, in provincia di Arezzo.

Oggi il giovane liberiano ha incontrato al palazzo municipale il sindaco, Roberto Bruno, e l’assessore al Welfare, Santina Baglivo, per celebrare il riconoscimento ottenuto a livello nazionale.

Di origine liberiana, dopo la morte della madre, ha scelto di trasferirsi in Libia per trovare lavoro, seppur ancora minorenne. Invece ha trovato disperazione e violenza: è stato rapito ed è finito in prigione, ai lavori forzati. Quando ha provato a scappare è stato colpito da un colpo di fucile che lo ha segnato per sempre. Solo fingendosi morto è riuscito a salvarsi, finendo poi in Italia con una “carretta del mare” nel 2016.

Poi lo Sprar “L’albero della vita” a Pachino, da cui è partita la nuova vita di Ibrahim e la sua nuova avventura. «Sapendo di questo concorso – ha raccontato Giuseppina Arangio, direttore della comunità alloggio l’ “Albero della vita” – e conoscendo la storia di Ibrahim lo abbiamo invogliato a scriverla e partecipare, aiutato dalla professoressa Caterina Paglialunga. Si tratta di DiMMi (Diari multimediali migranti) all’interno della manifestazione Diritti di memoria a Pieve di Santo Stefano, in provincia di Arezzo. Il concorso è stato finanziato dalla Regione Toscana e sostenuto da una rete di partner che operano su scala nazionale nell’accoglienza, integrazione e inclusione dei migranti e per la custodia della memoria collettiva e popolare. L’obiettivo del concorso era di raccogliere il maggior numero di testimonianze autobiografiche inedite di migranti che vivono o hanno vissuto in Italia e Ibrahim ha ricevuto il primo premio tra 99 partecipanti nella categoria “Giovani”».

«E’ stata una bella esperienza – ha raccontato il giovane Ibrahim -, scrivere la storia della mia vita e ricostruire i brutti ricordi del passato è stato più difficile che viverli. Adesso sto studiano e voglio avere la possibilità di lavorare per vivere dignitosamente».

«Una storia – ha commentato il sindaco Bruno -, che spezza tutti gli stereotipi che vengono raccontati sulla presenza degli immigrati. Ritengo che, al di la della fede religiosa, esista una dimensione di umanità alla quale non ci si debba mai sottrarre, come richiamato ripetutamente dal nostro vescovo Antonio Staglianò»

«Sono fenomeni globali che non si possono arrestare – ha dichiarato l’assessore al Welfare Baglivo -, il nostro stesso è un Paese di migranti: un secolo fa il nostro popolo emigrava nelle medesime condizioni».

 

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