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L’Ias, la politica, Diogene, il lanternino e l’Uomo onesto mai trovato

Politica, l’arte e scienza del governo dell’amministrazione dello Stato, il modo e i termini con cui i governanti affrontano temi e problemi dello Stato, o di una comunità governata; le doti necessarie sono l’accortezza, la cautela, la diplomazia nell’agire o nel parlare, tattica di comportamento per battere l’avversario. L’attività politica s’intensifica in prossimità delle elezioni, quando il popolo diventa sovrano per poche ore; fuori dal seggio elettorale ritorna a essere succube di chi ha delegato a rappresentarlo nelle istituzioni della Repubblica.

D’attualità politica a Siracusa la Camera di Commercio e l’Ias. E mentre per la prima i riflessi sono di mera tattica per conquistare il sottogoverno da parte degli specialisti della materia, per l’Ias si tratta di posti di lavoro, dove la politica tenta in tutti i modi, con effetti speciali, di far colpo sui lavoratori tirati per la giacchetta dall’uno e dall’altro. Ma in tutto ciò si registra una questione che non formula soluzioni semplici e organiche; la scadenza della convenzione con la Regione diventa materia tattica. Agli effetti pratici, tra la politica e gli industriali, mentre la vicenda si sta complicando per l’accavallarsi dei mille problemi legati al depuratore consortile di Priolo, nato per depurare i reflui industriali, ma anche quelli civili e ora nell’occhio del ciclone. Da un lato ci sono i debiti con la proprietà dell’impianto, l’Irsap, un ente regionale che dopo la chiusura dei consorzi Asi doveva traghettare il tutto verso una soluzione organica e strutturale. Una faccenda classica della Sicilia dei gattopardi. E mentre per l’Ias, consorzio, l’obbligo è di gestirlo e curare la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti in uso, per la Regione rimane a carico l’ammodernamento e la ristrutturazione dell’intero stabilimento.

Per gli effetti della politica in premessa, ora gli impianti per colpe diffuse sono ridotti al lumicino e nessuno è riuscito a quantificare l’ammontare dei soldi necessari per rimetterlo in ordine, mentre l’impianto nato per la deodorizzazione dei gas e, i vapori velenosi, costato oltre un milione di euro pubblici, non hanno mai funzionato perché il progetto è errato; così dicono tutti da anni. Ma nessuno si è accorto di questo piccolo particolare, nemmeno quando un ministro della Repubblica in pompa magna ha tagliato il nastro dell’inaugurazione. Su questo e altri fatti, sta indagando la magistratura a seguito di un esposto che includeva le logiche dell’inquinamento prodotto dal depuratore, insieme con altri fattori.

Nel “cercare con il lanternino”, la metafora vuole significare la difficoltà di trovare un politico onesto; ma Diogene entra nella scena per un più alto grado di ricerca, lui cerca l’Uomo, inteso come onesto, onorevole e serio. Ma, dopo tanto girovagare, non riuscì a trovarlo. Si conforma che forse non esiste, nel senso logico e letterale del termine. E, a voler forzare la mano, ognuno potrà dire: il meglio ha la rogna e per evitare di favorire qualcuno dico subito che questo sono io. E così diranno tutti in coro.

La questione è ingaggiata tra gli industriali, soci di minoranza dell’Ias, la Regione, la politica nel senso lato del termine, che detiene la maggioranza delle quote societarie. Ma nella mischia si fiondano i rappresentanti dei comuni di Priolo e Melilli, “apparentati” in base ai rulli dei tamburi di guerra che si sentono nella giungla politica, con gli industriali, mentre si astengono poi dalle deliberazioni di merito e le industrie, invece votano contro.

Non può mancare di certo l’eterno vulcanico Enzo Vinciullo, che risponde, attacca o sta zitto, in conformità a come spirano i venti di una guerra in cui si annidano tanti interessi milionari, ma anche tanti affari per la politica, come assunzioni, sub appalti e sotto governo, pubblicità politica, per non entrare nella sabbie mobili di cui qualcuno, con l’occasione ghiotta, sta preparando voluminosi dossier, da regalare magari alla magistratura per Natale, sulla gestione allegra e lussuosa più volta denunciata e dell’inquinamento prodotto oltre ogni logica deduzione.

Ora si tratta di trovare una delle due soluzioni indicate; la più logica e percorribile nell’interesse della comunità e dei posti di lavoro di tanti padri di famiglia, costretti a lavorare in un luogo di lavoro insalubre, dove la puzza riduce a volte la percezione delle cose e il mal di testa diventa la regola, specie per chi non c’è abituato come me e transita per caso da quelle parti. Un tozzo di pane amaro, guadagnato con tanta fatica e orgoglio. L’Irsap, rappresentato dal Commissario, Maria Grazia Brandara, che nel contempo è anche presidente dell’Ias, quindi operazione agevolata secondo i sindacati e le maestranze, vuole chiudere, nel minor tempo possibile la partita, attraverso un comodato d’uso già in dirittura d’arrivo, anche con l’accordo di sindacati e i dipendenti; mentre Vinciullo chiede la presa in carico da parte della Regione degli impianti, legittima proprietaria dello stabilimento, con l’assunzione dei dipendenti da parte dell’Irsap, quindi nel carico del carrozzone della Regione. E mentre per la prima ipotesi la strada è già spianata, per la seconda occorre una lunga e laboriosa trafila e tanti accordi trasversali, ricatti e compromessi di cui la Sicilia è colma, con assunzioni, nomine e via dicendo, che, a detta di alcuni esperti, sia quasi impossibile da raggiungere, specie a pochi mesi dalla chiusura della legislatura. Maestranze e sindacati sono fortemente preoccupati, ma la verità è la regola in premessa riferita, si avvera e si trasforma nella famosa triangolazione dell’ostruzionismo ad oltranza, che in politica è, da sempre, lo sport nazionale praticato dai politicanti chiamato semplicemente ricatto della “specie”.

Concetto Alota.    

 

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