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Pippo Zappulla: “Rete ospedaliera, permangono pesanti zone d’ombra” 

Il deputato nazionale di Articolo 1, Pippo Zappulla, fa una disamina critica sulla questione della rete ospedaliera:

Ho letto dichiarazioni e giudizi di totale soddisfazione, se non di puro entusiasmo che, a mio avviso, non sono giustificate dalla realtà della nuova mappa della rete ospedaliera e sanitaria in provincia  di Siracusa. Infatti se è vero che nella zona Sud, e in parte nel capoluogo ci si può ritenere ragionevolmente soddisfatti dai risultati positivi di mantenimento, rimangono giudizi negativi per altri ospedali, e penso a Lentini e Augusta, così come considero sbagliato mortificare il territorio con la sostanziale cancellazione dei Pte di Pachino, Palazzolo e Rosolini.

 Scendendo nel dettaglio sul nostro territorio, a voler indicare  i rigidi numeri, la nostra provincia  ha una perdita secca di 30 posti letto dagli 825 per acuti ( già deliberati tra l’altro nell’Aprile del 2016 dall’azienda Asp 8)  si scende a 795, taglio che interesserà  il Presidio Ospedaliero di Lentini che rispetto alla precedente versione si vede declassato dal Presidio  Dea I livello (Spoke) a Presidio di base, prevedendo il mantenimento di sole quattro specialità mediche ( Chirurgia Generale, Medicina, Ortopedia ed Ostetricia). Seppur si mantegono i posti di Terapia intensiva, ancora da aprire, si perdono comunque 4 posti letto di chirurgia, 2 di Medicina,4 di ortopedia,4 di Geriatria, 2 di otorino e 8 di urologia.. Da 158 posti letto si scende infatti a 132, di cui 24 per lungodegenza mai attivati; un taglio significativo, se solo si pensa che non tutti i posti letto in precedenza previsti erano stati attivati, vedi Rianimazione.

Ad Augusta, classificato come Presidio ad alto rischio ambientale,  da 120 posti si scende a 111. E qui la situazione rischia di diventare ancor più drammatica perché il taglio si aggiunge alla incompiuta allocazione dei posti letto che vengono riconfermati, ma mai attivati come Onco-ematologia e Neurologia. Per non citare il Centro di riferimento regionale per la cura delle patologie di amianto di cui non si ha notizia poiché non sono state individuate le risorse per la sua realizzazione.

L’Ospedale Umberto I che rappresenta nei fatti il presidio di I livello a valenza provinciale con la presenza delle specialità previste di fatto si attesta su 337 posti letto per acuti, più 26 di lungodegenza per un totale di 363, perderebbe 4 posti per acuti, il saldo è comunque negativo poiché non sono stati attivati mai posti di Neurologia (ne  erano previsti 12) e i 4 di Radioterapia. Nel frattempo i numeri dicono che si perderanno 2 posti di Urologia, 4 di Ortopedia, 2 di Cardiologia, 2 di Neonatologia-utin( terapia intensiva neonatale), e così per Pediatria e Ortopedia. Ma in complesso si riesce a mantenere una sostanziale fotografia della situazione esistente.

La zona Sud viene, invece,  premiata perché viene riclassificato Dea di I livello e  da 172 posti letto si passa a 189, ma i 56 posti di lungodegenza riabilitativa oggi previsti  da allocare a Noto, se ne prevedevano 46, non sono mai stati attivati e nei fatti i posti letto di Noto tuttora attivi non sono mai stati riconvertiti con dispendio di risorse umane ed economiche.   Il giudizio è controverso, seppur sia necessaria una razionalizzazione dell’offerta di posti letto che mira a tagliare la duplicazione di unità operative e proporre un sistema a rete di emergenza-urgenza efficiente e in grado di rispondere alle necessità di intervento secondo un principio di  crescente complessità e competenze professionali.  Di fatto  il nostro territorio rischia ancora una volta di essere penalizzato poiché anche le risorse economiche necessarie in termini strutturali e di risorse umane non sono sufficienti.

Il tetto di spesa seppur incrementato di 11 milioni per il fabbisogno del personale, sappiamo tutti che è virtuale e non esigibile; la medicina territoriale viene progressivamente smantellata per effetto di una  reale  programmazione dei servizi di assistenza sanitaria di base e una mancata integrazione socio-sanitaria. Ne consegue che l’avvio delle procedure concorsuali di 7000/9000 posti in tutta la Sicilia, rappresentano ancora una promessa vana, aleatoria e generica.  Si dovrà procedere, infatti,  prima alla stabilizzazione del personale precario, poi alla mobilità regionale ed interregionale, come previsto dalle direttive assessoriali e se qualcosa rimarrà si procederà a bandire i concorsi. Ed anche in questo ambito il rischio che pure la mobilità possa rappresentare un piatto forte per favoritismi e clientelismo bieco, come nei fatti già sta accadendo, è più che reale.

In questo contesto, senza i necessari potenziamenti, il rischio é che continueranno i viaggi della speranza, molti saranno costretti a rivolgersi fuori dalle strutture pubbliche, ed è probabile che  chi vedrà crescere il proprio profitto è l’offerta privata accreditata, che ricordiamo nella nostra provincia rappresenta il 32%  sul totale dei posti letto (totale 1186, di questi ben 391 privati accreditati), tra le più alte della regione! Nessun pregiudizio nei confronti della sanità privata che, però, ricordo deve essere integrativa e non sostitutiva di quella pubblica. Per tutte queste ragioni condivido le preoccupazioni che in diverse zone della provincia si manifestano fortemente, e sarò in prima linea con la popolazione che vuole difendere il proprio diritto alla salute, sancito dalla Costituzione.

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