Accorpamento Camere di commercio: ancora un rinvio
Ancora una fumata nera si leva dalla conferenza Stato-Regioni, che ieri avrebbe dovuto sciogliere il nodo relativo all’accorpamento delle camere di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa. La seduta è stata abbastanza articolata e ognuno dei rappresentanti istituzionali delle regioni interessate ha argomentato in difesa del numero degli enti camerali. Un variegato e divergente interesse che ha consigliato i presenti a disporre un rinvio a breve termine prima di adottare il parere definitivo.
Sul tavolo delle trattative spicca la questione siciliana e della Sicilia Orientale, in particolare. E’ stata ribadita la volontà delle forze sociali, datoriali, dei sindaci e di una parte dei deputati siracusani a revocare l’accorpamento volontario con Catania e Ragusa. E’ stata posta in essere la rivendicazione dell’autonomia o, in subordine, di un accorpamento fra Siracusa e Ragusa, lasciando Catania del tutto autonoma, valendo la considerazione della legge Madia, che l’aera metropolitana debba fare squadra a se. Ma nella seduta di ieri sono emerse anche altre esigenze da regioni come Sardegna e Piemonte, che non intendono rinunciare ad alcuna camera di commercio.
Tutto rinviato, quindi, a giovedì quando è prevista una nuova riunione della conferenza Stato-Regioni, quella in cui dovrebbe essere esitato il parere sulla base del quale il ministro per le Attività produttive, Carlo Calenda, potrà esitare il decreto e porre la parola fine a una lunga ed estenuante trattativa.
Nel frattempo, s’inserisce la convocazione del consiglio direttivo della nuova Camera di commercio della Sicilia orientale. L’assessore regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, ha fissato l’appuntamento per lunedì mattina all’ente camerale di Catania. Da Siracusa, il comitato territoriale che si batte per la revoca dell’accorpamento, ha già lanciato un appello al governatore Crocetta e all’assessore Lo Bello perché sospenda la seduta per rinviarla a dopo l’esito della conferenza dei servizi. In questo gioco al rimpallo la palla, quindi, ripassa a Palermo e al governo regionale, che dovrà decidere in poche ore sul da farsi.