Annunciazione in trasferta, la disputa continua
Sembra destinata ad avere risvolti di natura giudiziaria il trasferimento della tele di Antonello da Messina “L’Annunciazione”, trasportata nottetempo dal museo Bellomo alla Galleria regionale del palazzo Abatellis di Palermo, dove è in corso una mostra dedicata al grande artista siciliano. Oggi scadono i 30 giorni dalla diffida avanzata dal prof. Paolo Giansiracusa e da altre personalità siracusane all’assessore regionale ai Beni Culturali, Sebastiano Tusa. La delegazione siracusana aveva chiesto di accedere alla relazione dell’istituto regionale del restauro per comprendere quali termini fossero stati adottati per disporre il trasferimento, avvenuto la sera del 12 dicembre. Da quel giorno, però, non è pervenuta alcuna risposta dall’organismo regionale.
Le polemiche si sono rinfocolate negli ultimi giorni dopo che la sezione per i beni architettonici storico-artistici della Sovrintendenza aretusea ha risposto al comitato “Nessuno tocchi Antonello”. In quella lettera la soprintendente Irene Donatella Aprile e la dirigente Fulvia Greco hanno risposto che “agli atti d’ufficio non risulta nessuna richiesta di autorizzazione per lo spostamento del dipinto “L’Annunciazione” di Antonello da Messina dalla galleria regionale di palazzo Bellomo alla galleria regionale di palazzo Abatelis”. Tanto è bastato per rinfocolare le critiche alle quali ha replicato l’assessore comunale Fabio Granata il quale ricorda che sono cambiate le competenze dall’istituzione dei poli museali e che la responsabilità è in capo ai direttori.
Granata, che ribadisce la propria contrarietà al prestito del dipinto, non occorre alcuna autorizzazione da parte della Sovrintendenza e assicura che a febbraio, dopo la fine della mostra, il dipinto antonelliano torna in sede. “L’interpretazione della norma – replica l’avv. Corrado Giuliano, responsabile del Comitato – non consente di ritenere abrogata la disposizione che impone l’autorizzazione della Soprintendenza al prestito. Tecnicamente ne abbiamo fatto uno dei motivi di censura, al quale da parte dell’Assessorato non è stato dato alcun riscontro, neppure quello prospettato dall’assessore Granata. Andremo ad impugnare il provvedimento di Tusa, immotivato e contrario al parere del direttore del polo museale oltre che carente dell’autorizzazione del Soprintendente. Certamente la questione si pone ma è chiaro che una interpretazione costituzionalmente orientata non può che indicare la maggior tutela ai sensi dell’art. 9 della Costituzione e dell’art.14 dello statuto regionale”