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Augusta. Massimo Carrubba assolto da tutte le accuse torna in politica e si riaccendono le luci della ribalta

“Augusta, colonia di miseria e di mafia nella ricchezza”. È il titolo di un tascabile scritto dal sottoscritto negli Anni Settanta, in cui si raccontava la grande speculazione edilizia nella realtà culturale, economica, sociale e politica megarese.  

In un’epoca che nega la verità incontrovertibile, nella parte in cui è aperta all’irruzione delle altre parti, la legislazione che regola il sussistere di una parte, per quanto sofisticata possa essere, è inevitabilmente aperta alle altre possibili verità che possono irrompere e cancellare quella che si credeva fosse la sola e assoluta verità.

Massimo Carrubba annuncia il ritorno in politica. Secondo un fugace sondaggio, senza conoscere il resto dei candidati, Massimo Carrubba è considerato nello stereotipo collettivo il candidato più forte alle prossime amministrative per l’elezione del nuovo sindaco di Augusta. Anche se lo stesso Carrubba non ha confermato la discesa in campo con la candidatura a Sindaco di Augusta. Una condizione che ha rimesso in moto la macchina delle polemiche, così come quella della paura di un avversario forte e deciso. Carrubba non entra nel merito, non si pronuncia, ma le aspettative di gran parte dei cittadini, sono a lui favorevoli.

La Storia a volte si ferma e torna indietro. Lo scioglimento del Comune di Augusta potrebbe avere ricevuto lo stesso “servizio” riservato per i comuni di Scicli, Siculiana e Racalmuto e tanti altri? Vi sono casi in cui lo scioglimento di Comuni per mafia sia stato “forzato” per far fuori amministratori che non si sono adattati alle anomalie della gestione dei rifiuti in Sicilia”. Lo ha detto il presidente della Commissione regionale Antimafia, Claudio Fava, che, nel corso della conferenza stampa dedicata, ha citato i casi di Scicli, Racalmuto e Siculiana. “Nel caso di Scicli – ha aggiunto Fava – è stato il tribunale ad affermare che il processo non avrebbe nemmeno dovuto farsi”. Sciogliere un Comune, ha detto Fava, talvolta “diventava un atto di fede, che partiva da una presunzione di colpevolezza degli amministratori locali”. In realtà lo è fatto “per comodità, o rispondendo a sollecitazioni di altro tipo, un fatto che sarebbe grave sia sul piano morale che politico”. Il risultato è che, “caduta l’amministrazione, il privato di turno subentrava” nel vuoto amministrativo.

Cosa ci fu davvero dietro lo scioglimento anomalo dei Consigli Comunali di quei comuni, tra cui possiamo inserire anche quello di Augusta? È una ferita ancora aperta per una serie di circostanze che, ancora oggi più che mai, continuano a sollevare tanti dubbi che poi, almeno in parte, stanno trovando delle risposte in un interesse istituzionale determinato a portare a termine un’operazione verità. Il sospetto c’è ed è alimentato da alcune ricostruzioni che, giorno dopo giorno, stanno mettendo nuovi pezzi in un puzzle non semplice da finire.

Nel processo contro l’ex sindaco di Augusta, Massimo Carrubba, per la presunta infiltrazione della mafia al Comune, lo stesso è assolto con la motivazione: “il fatto non sussiste”. Il Tribunale penale di Siracusa ha emesso sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex sindaco di Augusta, accusato di concorso esterno ad associazione mafiosa e voto di scambio. La sentenza ribalta la richiesta di condanna avanzata dal pm Ursino, sostituto procuratore presso la Procura Distrettuale di Catania, a conclusione della requisitoria in cui aveva chiesto la condanna a 5 anni per l’ex sindaco di Augusta.

Si conferma l’innocenza. La stessa Procura che chiese di processare Massimo Carrubba, dal deposito delle motivazioni della sentenza, avvenuto a fine marzo, avrebbe potuto, entro il termine di 45 giorni, presentare appello per portare ancora una volta l’ex sindaco di Augusta in giudizio di secondo grado, ma non l’ha fatto. Secondo quanto si legge nei siti Web, i termini sarebbero trascorsi e la sentenza diventata definitiva, senza alcuna possibilità di ripetizione del processo nel quale l’ex sindaco di Augusta, per la presunta infiltrazione della mafia al Comune, viene assolto con la motivazione: “il fatto non sussiste”.

Certamente questo se tutto rimanesse nella fase attuale; ma in questa ottica, secondo il parere di alcuni giuristi, non è scontato, e si potrebbe insinuare, “l’applicazione del DL N. 23 Dell’8 aprile 2020, dove all’art. 36, la sospensione di tutti i termini processuali viene prorogata all’11 maggio 2020. Il computo dei termini (45 gg. ex art. 548 c.p.p.) riprende quindi dal 12 maggio (combinato tecnico disposto degli articoli 544 comma 3, 548 e 585 C.p.p.)”

Così come recita il Decreto Legge 8 aprile 2020, n. 23 Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali. (20G00043)Vigente al: 5-5-2020Capo V, disposizioni in materia di termini processuali e procedimentali”. Art. 36. (Termini processuali in materia digiustizia civile, penale, amministrativa, contabile, tributaria e militare). 1. Il termine del 15 aprile 2020 previsto dall’articolo 83, commi 1 e 2, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 è prorogato all’11 maggio 2020. Conseguentemente il termine iniziale del   periodo previsto dal comma 6 del predetto articolo è fissato al 12 maggio 2020. Le disposizioni del presente articolo si applicano, in quanto compatibili, ai procedimenti di cui ai commi 20 e 21 dell’articolo 83 del decreto-legge n. 18 del 2020.

2. La disposizione di cui al comma 1 non si applica ai procedimenti penali in cui i termini di cui all’articolo 304 del codice di procedura penale scadono nei sei mesi successivi all’11 maggio 2020. – 3. Nei giudizi disciplinati dal codice del processo amministrativo sono ulteriormente sospesi, dal 16 aprile al 3 maggio 2020 inclusi, esclusivamente i termini per la notificazione dei ricorsi, fermo restando quanto previsto dall’articolo 54, comma 3, dello stesso codice.

 4. La proroga del termine di cui al comma 1, primo periodo, si applica altresì a tutte le funzioni e attività della Corte dei conti, come elencate nell’articolo 85 del decreto legge 17 marzo 2020, n.  18.  Conseguentemente il termine iniziale del periodo previsto dal comma 5 del predetto articolo 85 è fissato al 12 maggio 2020.

Fermo restando nella fase attuale, la cronaca ci riporta al fatto che Massimo Carrubba, ritornato libero da ogni accusa, scrive: Il 7 Marzo 2013 è stato uno dei giorni più tristi della mia vita. 7 anni fa, come oggi, il Consiglio dei Ministri deliberò lo scioglimento del Comune di Augusta per infiltrazioni mafiose. Alcuni cittadini, stolti moschettieri della Legalità, gioirono alla notizia. Altri cittadini, più responsabili, si dolsero per l’adozione da parte dello Stato di una misura sanzionatoria così grave. Sentivo la responsabilità di quanto accaduto. Mi sentivo mortificato per un provvedimento straordinario che, già all’epoca, senza ancora conoscere gli atti, reputavo sproporzionato, infondato ma soprattutto profondamente ingiusto. Io conoscevo (e conosco) a fondo “uomini e cose” della mia città ma soprattutto sapevo “cosa avevo fatto” con la mia Amministrazione in 10 anni”.

“La successiva lettura della relazione d’accesso confermò l’ingiustizia subita, non solo da me ma anche dall’intera Città. Ebbi la certezza che quella relazione era solo un “romanzo criminale” fantasioso, frutto di strampalate ricostruzioni storiche e contenente apodittiche conclusioni fondate su dati falsi e/o inesistenti. Ciò che affermo non è una mia opinione ma è quanto emerso in maniera inconfutabile nel corso del processo che mi ha visto imputato per ben 7 anni. Sciacalli miserabili hanno celebrato per anni in città la data del 7 Marzo con convegni pubblici ed iniziative elettorali spacciate per manifestazioni di Legalità (in particolare il 7 marzo 2015 “Per non dimenticare”). Ricordo come fosse ieri la lettura in diretta streaming di alcuni passi del “romanzo” accompagnata da sorrisetti e smorfie compiaciute di nani e ballerine che mettevano al pubblico ludibrio chi all’epoca non poteva difendersi. Sarà certamente un caso, ma quest’anno, dopo la mia piena assoluzione, nessuna manifestazione è stata programmata, né dalla Amministrazione Comunale né da alcun partito – movimento politico”.

“Ora, se qualcuno pensa che in questa città non sia successo nulla, si sbaglia di grosso. Nei prossimi giorni sarò io a “rinfrescare la memoria” ai miei concittadini, ad esempio, rendendo noti errori e scambi di persona contenuti negli atti di indagine che hanno poi determinato lo scioglimento del Comune. Saranno giorni utili anche per leggere sentenze ed intercettazioni tra noti personaggi che oggi come ieri saranno accaniti più che mai contro me nella prossima campagna elettorale. Tutto ciò, appunto “Per non dimenticare”.

Massimo Carrubba annuncia di essere tornato in politica, ma, non potendo organizzare una conferenza stampa a causa del coronavirus, sul suo profilo Facebook, scrive:“Il 31 marzo scorso sono state depositate le motivazioni della sentenza n. 2148/2019 con cui il Tribunale di Siracusa il 10.9.2019 ha assolto me (“perché il fatto non sussiste”) e tutti gli altri imputati nel processo “Mafia e Politica” al Comune di Augusta. Avrei voluto tenere la “solita” conferenza stampa aperta al pubblico nella quale illustrare i contenuti della corposa sentenza (243 pagine) e, nel contempo, consegnare, su cd, la versione integrale ai giornalisti ed ai cittadini interessati. Ma la drammatica emergenza sanitaria che stiamo tutti vivendo, me lo impedisce. Mi riprometto di farlo appena possibile. Ciò non toglie però che non possa, oggi, pubblicare qualche passo di detta sentenza.
“Dunque, il Tribunale scrive in sentenza (pag.73): “L’accusa mossa a carico del Carrubba, pertanto, pare più frutto di un massiccio travisamento di alcune conversazioni intercettate, che dell’effettiva sussistenza di contatti illeciti del Sindaco con i diversi esponenti del clan”. E’ questa, a mio modesto parere, il passo più importante. Ma tante altre fantasiose ricostruzioni dell’Accusa (che mi hanno “roso ed avvelenato” per ben 8 anni) vengono con nettezza smentite. Mi permetto di elencarne alcune:
1) contrariamente a quanto sostenuto dall’Accusa (ed anche purtroppo nel decreto di scioglimento del Comune di Augusta!), Blandino Fabrizio “Nel corso delle elezioni del 2008… aveva predisposto, con la collaborazione di Vincenti, una lista, denominata “Diritti e Doveri”, non a sostegno di Carrubba ma del candidato Sindaco Inzolia, generale in congedo dell’Arma dei Carabinieri..” che “Tuttavia, proprio all’ultimo momento (probabilmente dopo aver appreso la condizione personale del Blandino), aveva negato la propria disponibilità …” (così pag. 28);
2) l’ipotesi dell’Accusa secondo cui i 297 voti di differenza al turno di ballottaggio tra Carrubba e Stella “…sarebbero derivati proprio dall’essersi il Carrubba messo a disposizione del Clan….non ha trovato riscontro nell’istruttoria svolta” (pag.29);
3) riguardo poi la vicenda relativa alla locazione dell’immobile di Puccio Tabita, la sentenza stabilisce come “l’infondatezza dell’accusa ….assume carattere di tutta evidenza …..” (pag.75) posto che “le circostanze rappresentate, provate dalla documentazione in atti prodotta dalla difesa (Carrubba) dimostrano già di per sé non solo la legittimità della procedura seguita per la selezione dell’immobile … ma anche che il Carrubba non ebbe mai ad interessarsi della vicenda o a far pressioni per fare ottenere il contratto a Tabita. Pertanto non si comprende in che modo l’imputato avrebbe potuto favorire il Clan Nardo…..L’ipotesi della accusa è rimasta totalmente priva di riscontro…” (pag.76);
4) l’esposto di Pippo Amara, sul quale si è anche fondata l’inchiesta, scrivono i Giudici, “…appariva effettivamente privo di fondamento” (pag. 93).
In conclusione, la sentenza statuisce che “…l’imputato Carrubba non ha mai avuto contatti diretti con nessuno dei soggetti che già all’epoca erano noti esponenti del Clan….ed ha intrattenuto rapporti di cortesia con soggetti all’epoca privi di controindicazioni….senza che tuttavia sia mai stato provato, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’intervenuta conclusione di un accordo tra i suddetti soggetti ed il Carrubba.” (pag. 133). Ho finito, per il momento”.

 “Abbiamo ricostruito vent’anni di scelte politiche ed amministrative per capire quali fossero le ragioni d’un sistema ancora fortemente imperfetto che prevede, come unico esito possibile, il conferimento finale alle grandi discariche private” – ha affermato Fava in merito allo scioglimento anomalo dei comuni – evidenziando come sia emersa una sorta di subordinazione della classe dirigente rispetto a “gruppi di imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica”. “Le responsabilità dei governi e dell’amministrazione regionale sono gravi”, aggiunge Fava. “Abbiamo ascoltato presidenti, assessori che per vent’anni, con pochissime eccezioni, hanno di fatto abdicato alla loro funzione di indirizzo politico, rendendosi invece disponibili ad un sistema di interferenze e di sollecitazioni che ricordano le vicende legate al sistema Montante”.

Inquietante, poi, il passaggio riservato ad alcuni scioglimenti per infiltrazioni mafiose disposti in Sicilia, a fronte di inchieste che si sono tutte concluse con il proscioglimento degli amministratori locali indagati o rinviati a giudizio. A riguardo, la Commissione Parlamentare Antimafia ha parlato di uso “disinvolto e strumentale” di tale strumento, ipotizzando che, in talune circostanze come nei casi di Scicli, Siculiana e Racalmuto, sia “oggettivamente servito a rimuovere, assieme alle amministrazioni comunali, le posizioni contrarie che quelle amministrazioni avevano formalizzato sulla ventilata apertura o sull’ampliamento di piattaforme private per lo smaltimento dei rifiuti”.

E a proposito di rifiuti, ad Augusta non bisogna dimenticare la vicenda della piattaforma dei rifiuti, Oikothen, con un travagliato processo che si è svolto presso il Tribunale di Siracusa con un’altra assoluzione di Massimo Carrubba: “Perché i fatti non sussistono”. È questa la motivazione con cui i giudici della giudicante hanno assolto l’ex Sindaco di Augusta Massimo Carrubba dalle accuse di tentata concussione nei confronti di un ex dirigente del Comune di Augusta, e di abuso d’ufficio per avere partecipato alla conferenza dei servizi tenutasi a Palermo il 16.11.2005 e riferita all’approvazione della piattaforma polifunzionale Oikothen. In quell’occasione, l’ex primo cittadino di Augusta aveva espresso netto parere sfavorevole. I giudici nella lunga e articolata sentenza, hanno ripercorso in lungo e in largo l’articolata vicenda che per anni ha tenuto banco nella lotta politica contro Massimo Carrubba e negli ambienti giudiziari, che ha visto divisa l’opinione pubblica sulla realizzazione della piattaforma polifunzionale nel territorio di Augusta ritenuta invasiva e pericolosa per la salute dei cittadini.

Rendere “conosciuta”, la verità “sconosciuta” è un dovere di tutti, ma soprattutto dei giornalisti.  Un proverbio cinese recita: “Esistono al mondo tre verità: la mia, la tua, la verità”.

Concetto Alota

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