Se te lo fossi perso

AVOLA, OMICIDIO ZUPPARDO, GLI AUTORI SI COSTITUISCONO, VOLEVAMO CHIARIRE, NON UCCIDERE

Erano andati a cercarlo nel bar solitamente frequentato dalla vittima per chiedere spiegazioni su episodi di danneggiamento subiti nel recente passato. Alla loro vista, però, Paolo Zuppardo, 48 anni, avolese, forse temendo che padre e figlio volessero aggredirlo, è salito a bordo della sua Jeep per allontanarsi, inseguito dai due congiunti, intenzionati a fermarlo per avere il chiarimento. L’inseguimento è culminato in via Marco Polo, meglio nota come la “ventiquattro metri”, dove la Jeep è stata speronata dall’auto dalla quale sono scesi Salvatore e Manuel Rametta, rispettivamente di 57 e 26 anni, incensurati, che avrebbero sferrato pugni al volto di Zuppardo, lasciandolo tramortito tra il marciapiede e la strada. Soccorso dapprima da alcuni passanti, presenti sul posto e attoniti per quanto accaduto, la vittima è stata trasportata in ambulanza all’ospedale Di Maria di Avola dove è deceduta poco dopo le 23.30, circa tre ore dopo la colluttazione.

Nel frattempo, padre e figlio, entrambi operai di un’impresa dell’indotto della zona industriale priolese, hanno deciso di costituirsi presentandosi al locale commissariato. Assistiti dal legale di fiducia, avvocato Antonino Campisi, i due si sono sottoposti, ad un primo interrogatorio, proseguito negli uffici della squadra mobile della Questura aretusea, alla presenza del magistrato di turno. Gli indagati hanno esposto la loro versione dei fatti quando è sopraggiunta la notizia del decesso di Zuppardo e, all’alba, sono stati tradotti in stato di fermo alla casa circondariale di Cavadonna per rispondere di omicidio volontario, in attesa di comparire dinanzi al Gip del tribunale aretuseo.

Da quanto fino a questo momento emerso, pare che la controversia, sfociata in atto violenza, abbia avuto origine da alcuni dissidi legati a litigi per motivi personali iniziati un paio di mesi fa. I due indagati hanno riferito di sentirsi stanchi dall’atteggiamento minaccioso della vittima al punto che, recatisi al bar per ottenere spiegazioni, si sarebbero portati dietro una pistola che, però, affermano di non avere utilizzato.

Paolo Zuppardo era stato coinvolto nel 2019 nell’operazione “Eclipse”, portata a termine dai carabinieri con il coordinamento dalla direzione distrettuale antimafia di Catania, attorno a un’organizzazione che trafficava in stupefacenti. Era stato anche denunciato per le minacce contro l’allora sindaco di Avola, Luca Cannata, oggi parlamentare di Fdi, che, attraverso un post pubblicato sui social il 25 marzo 2017, avrebbe promesso di mandarlo in ospedale. Fu accusato anche di minacce contro il giornalista Paolo Borrometi.

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