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Bomba esplosa in tabaccheria, avvertimento all’antiracket?

Potrebbe assumere un significato simbolico oltre che inquietante, l’ordigno fatto esplodere lunedì sera davanti alla tabaccheria di via Piave.  “Ciò che è accaduto in via Piave è più serio di quanto non si possa immaginare – spiega Paolo Caligiore, coordinatore provinciale delle associazioni antiracket – perché chi ha fatto esplodere l’ordigno, era consapevole che il proprietario sia dirigente dell’antiracket. Abbiamo avviato un colloquio con il questore e vogliamo incontrare anche il prefetto Scaduto perché, se così è, il segnale è molto preoccupante. Nell’augurarci che sia stata solo opera di vandali, abbiamo il dovere di considerare l’aspetto peggiore perché chi ha agito sa che il titolare della tabaccheria non pagherebbe mai il pizzo non scenderebbe mai a compromessi”. 

Alle parole di Caligiore fanno eco quelle di Mauro Magnano, componente del direttivo nazionale antiracket. “L’esperienza ci dice che ad agire sia stato il racket del pizzo. Sappiamo anche che non è facile spaventarci perché contiamo sull’abilità degli investigatori. La delinquenza si è riorganizzata dopo il periodo di restrizioni dovute al covid e cerca di approfittarne. Quando si mette bomba in tabaccheria difficilmente ci sono altre motivazioni, rispetto all’estorsione. I commercianti e gli artigiani sanno che l’unica soluzione è denunciare perché si mandano in galera di delinquenti, non si passano guai e ogni danno subito viene risarcito dallo Stato. Più di queste garanzie non si possono avere.  

“Spesso questi attentati vengono fatti in modo preventivo – continua Magnano – che il titolare della tabaccheria sia un componente del direttivo dell’antiracket siracusana, poco cambia nell’economia della situazione, Anzi, abbiamo il vantaggio di sapere che si tratta di un soggetto che mai si piegherebbe a pagare il pizzo. I commercianti devono sapere che c’è art. 3 legge 44, fondo di solidarietà per le vittime di richieste estorsive. È il massimo che lo Stato possa fare proponendo armi efficaci per sconfiggere la criminalità”.  

L’attentato alla tabaccheria in Borgata si è verificato a distanza di sei mesi da quello ai danni dello storico bar Viola di corso Matteotti. In quella circostanza, era il 6 gennaio, un ordigno fu fatto esplodere provocando danni alle vetrate e all’ingresso dell’esercizio commerciale. In quella circostanza la società civile scese in piazza per dimostrare solidarietà e vicinanza nei confronti del titolare del bar, che, già il giorno successivo ha riaperto i battenti per dare una risposta e dimostrare di avere la schiena dritta. Il problema delle denunce, però, rimane immutato: “Purtroppo – afferma Magnano – abbiamo avuto un anno e mezzo di guerra con il covid e artigiani e commercianti registrano oggi una situazione terribile i cui effetti, forse, non li abbiamo ancora visti. La malavita, in queste situazioni, cerca di approfittarne con prestiti ad usura che sono aumentati in una percentuale che non si vedeva da anni. Quando non si è con le spalle coperte e le banche continuano a non essere sensibili, finisce per nuocere sugli imprenditori più deboli. 

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