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Camera di commercio, le trenta associazioni rincarano la dose

“Dopo i fatti emersi a Siracusa, che hanno evidenziato improprie duplicazioni di imprese e falsi conclamati, nonché le contestazioni da noi esplicitate in merito alle scelte e alle attività poste in essere dal Commissario ad Acta nominato dal MISE, gli ulteriori approfondimenti sulla procedura di costituzione della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa della Sicilia Orientale confermano e rafforzano tutte le perplessità già evidenziate in passato dalle associazioni”.

Ad affermarlo sono proprio i rappresentanti delle trenta associazioni che da tempo chiedono chiarezza sulla costituzione della Camera di Commercio unificata e sulle procedure che qualche perplessità hanno creato. Le associazioni ricordano, infatti, come le denunce fin qui proposte in merito hanno condotto all’apertura di un fascicolo di indagine da parte della Procura della Repubblica di Catania.

“Occorre sottolineare che, incredibilmente e inspiegabilmente, il Commissario ad acta ha negato alle associazioni l’accesso agli atti principali della procedura. E’ stato comunque possibile ottenerli attraverso i nostri legali. Dal loro esame emergono oggi ulteriori criticità sia nella gestione della procedura sia nelle dichiarazioni presentate dalle associazioni in merito alla consistenza di imprese e lavoratori per concorrere ai seggi del consiglio camerale. In particolare, per ciò che riguarda la gestione della procedura, si evidenzia che il commissario ha operato tagli di enorme entità sui dati degli addetti presentati dalle associazioni, tagli dei quali non si comprende la ratio e che appaiono distribuiti in maniera estremamente penalizzante per le sottoscritte associazioni. Infatti li taglio al numero di addetti operato nei nostri confronti risulta pari a 20.597 a fronte di soli 3.670 addetti del principale apparentamento avversario che ha come prevalente associazione di riferimento la Confcommercio. E in alcuni settori di attività, casualmente laddove la competizione è maggiore, a quell’apparentamento sono stati addirittura incrementati gli addetti! Il fatto inquietante è che già nel 2010, nella procedura di costituzione della Camera di Commercio di Catania (successivamente censurata dal TAR), si era verificata una dinamica analoga e anche allora incomprensibile: la storia si ripete?”, si chiedono i rappresentanti delle associazioni che fanno notare altri gravi regolarità “accertate con scelte stranamente sempre tendenti a penalizzarci: dall’ammissione, contraria alla legge, della Confcommercio al settore “cooperazione” all’inspiegabile “scioglimento d’ufficio” del nostro apparentamento nei seggi della piccola impresa del commercio e dell’industria, scelta che nei fatti ci elimina dalla competizione per quei seggi”.

Le associazioni evidenziano anche “l’originalità” procedurale del Commissario. “Quest’ultimo, infatti, sceglie di non adempiere alle indicazioni dell’Assessorato Regionale, che ha chiesto di estendere i controlli al 100% delle imprese, e ne controlla solo il 30%. Non solo. Effettua questo controllo senza pubblicizzare alcun atto amministrativo che regolamenti quest’attività e, senza alcun contraddittorio – come se stesse gestendo non una procedura pubblica ma una tombola natalizia tra amici – sceglie il campione in perfetta solitudine e (nell’ambito della stessa procedura!) in piena contraddizione con quanto fatto per l’individuazione del campione del 5%! Non solo. Dopo avere completato questa fase comunica ad alcune associazioni, senza alcuna motivazione a supporto (non a tutte e non è dato sapere a quali) l’estensione dei controlli al 100%. E non contento che fa? Assegna un termine di appena 5 giorni per controllare migliaia di posizioni di impresa e recuperare la documentazione necessaria a dimostrare l’effettiva adesione e il pagamento del contributo associativo! E ciò dopo che per il controllo del solo 5% ne aveva assegnati ben 9 e per il controllo del 30% 21! E non è necessario dire che non ha dato seguito alla logica richiesta di concessione di una proroga nonostante il fatto che per il controllo del 30% aveva assegnato una proroga non richiesta da noi! Quindi, quando altri chiedono la proroga viene concessa, quando la chiediamo noi non riceviamo neanche una risposta! L’effetto è che non tutte le associazioni hanno potuto, ovviamente, completare la procedura!”.

Insomma comportamenti anomali dei quali si è deciso di dare comunicazione alle autorità preposte.

Ma non solo.

Come anticipato, infatti, si è trovata conferma anche in merito agli elenchi presentati dalle associazioni di categoria. Emerge un dato assolutamente contraddittorio rispetto all’andamento dell’economia negli anni passati. Anni di profonda crisi, denunciata dalle stesse associazioni catanesi, in testa Confcommercio e Confesercenti, che hanno dichiarato una vastissima moria di imprese a causa delle difficoltà dell’economia. A Catania ad esempio, ma lo stesso vale per gli altri territori, dal 2010 a oggi il numero di aziende attive iscritte al registro delle imprese si è ridotto da 82.365 a 80.131, con un saldo negativo di 2.234 unità. E invece cosa emerge dai dati presentati dalle associazioni per la costituzione della super Camera? Che nella sola Catania sono state dichiarate 41.024 imprese a fronte delle 32.147 dichiarate nel 2010 per il rinnovo della Camera di Commercio di Catania. Quindi, mentre le imprese attive iscritte al registro diminuiscono di 2.234 unità, quelle dichiarate dalle associazioni crescono di 8.877 unità! E andando più a fondo si scopre che questi aumenti sono attribuibili per il 57% all’apparentamento che fa capo alla Confcommercio e per il 31% alle due fantomatiche associazioni FAPI ed EUROMED già messisi in luce prepotentemente a Siracusa!

Non solo. Si scoprono ben 17.030 casi nei quali una impresa è in almeno due elenchi presentati da diverse associazioni, a volte in tre, in quattro e addirittura in cinque elenchi! Quindi si dovrebbe credere (dato che per essere dichiarate le imprese devono avere pagato il contributo associativo che non può essere simbolico) che una piccola impresa paghi 5 volte il contributo associativo! E perché dovrebbe farlo? Ed è come se, ad una elezione politica, un cittadino potesse esprimere il suo voto 2, 3, 4 o 5 volte! Quasi il 70% di queste duplicazioni si trovano negli elenchi del raggruppamento che fa capo a Confcommercio oppure a FAPI o EUROMED.

“Quali controlli sono stati fatti dal Commissario in base alle precise indicazioni che la circolare MISE 39517 del 7 marzo 2014 dispone in merito alle duplicazioni?“, si chiedono a questo punto i rappresentanti delle associazioni, che si domandano anche: “che controlli ha messo in atto per verificare il possesso dei requisiti delle associazioni per partecipare alla procedura?”

Sono domande rafforzate dal fatto che i dati confermano un numero straordinariamente significativo di aziende che hanno disconosciuto la loro appartenenza alle associazioni che le hanno dichiarate come proprie iscritte. E la questione non riguarda solo FAPI e EUROMED ma anche associazioni di primaria importanza.

In pochissimi giorni, infatti, e solo facendo leva sulla conoscenza diretta, su un campione quindi estremamente ridotto, sono stati già riscontrati oltre 50 casi di aziende in queste condizioni.

E sono in corso accertamenti anche sul numero enorme di sedi duplicate, 25.964, diverse delle quali appaiono estremamente sospette.

“Anche di tutto ciò si darà informazione agli enti preposti affinché si possa fare piena e assoluta chiarezza su un processo di così grande importanza per l’economia del territorio, chiedendo anche di verificare l’eventuale sussistenza di un disegno preordinato. Ma oltre alla richiesta di necessaria chiarezza, la riflessione di fondo che noi proponiamo, alla luce delle gravissime criticità emerse, è relativa alla necessità di avere, nel più breve tempo possibile, una Camera con organi pienamente legittimati. Ed è chiaro che insistere pervicacemente su una procedura palesemente viziata allungherà, inevitabilmente, i tempi. Ci domandiamo allora: non è necessaria una riflessione di merito sulle regole e sul futuro, a tutela del territorio e del suo sviluppo?”, concludono le associazioni.

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