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Campo per lavoratori immigrati, Gentile: “Alloggi delocalizzati e liste per selezionare la manodopera”

Dopo l’interrogazione presentata dal deputato regionale Rossana Cannata, sull questione dei lavoratori immigrati stagionali l’assessore alle Politiche di inclusione, Rita Gentile, ha rilasciato la seguente dichiarazione.

“Spiace apprendere che l’Ars viene investita da un falso problema che, a mio avviso, va piuttosto ricondotto a una difficoltà da parte di alcuni di affrontare nella sua complessità la ventennale problematica dei lavoratori immigrati stagionali di Cassibile, sulla quale tante Amministrazioni susseguitesi nel tempo sono rimaste silenziose.
“Va con immediatezza chiarito che l’area individuata dell’ex depuratore, composta da un appezzamento recintato di circa 15.000 metri quadrati, comprende un’unica vasca di sollevamento a cui confluiscono i liquami che vengono dirottati verso il depuratore. L’area, monitorata dalla ditta incaricata, che è l’unica autorizzata ad acceder al sito, è a sua volta recintata. Com’è noto agli addetti ai lavori, tali vasche sono sparse in tutta l’area urbana della città, anche in zone ad alta densità, ad esempio viale Teocrito, senza che questo abbia mai rappresentato un problema sociale.
“Non posso che ribadire che oggi tutte le forze politiche, sindacali e datoriali non possono più pensare di delegare passivamente una problematica complessa, che necessita del coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti ai diversi livelli. Va detto con forza che l’alloggio rappresenta solo la punta dell’iceberg del problema, il più evidente, ma che di fatto nasconde una molteplicità di aspetti, nonché di interessi, che se non affrontati continueranno a consolidare il fenomeno.
“La delocalizzazione abitativa nelle zone ove i lavoratori operano e il reperimento della manodopera attraverso liste a cui i datori di lavoro s’impegnano di accedere sono due dei punti nodali su cui bisogna lavorare, insieme.
“Sappiamo che Cassibile oggi rappresenta lo snodo che permette ai mediatori, anch’essi stranieri, incaricati dai datori di lavoro locali, di reperire manodopera agricola per la raccolta dei prodotti in tutta la zona sud della provincia e non solo.
“Aggredire il problema creando punti di accoglienza decentrata sui territori coinvolti – Avola, Rosolini, Pachino – e arrivare ad un patto di responsabilità con i datori di lavoro che s’impegnano ad assumere i lavoratori attraverso liste, sistemi già sperimentati in altre località, sono due delle azioni che non possono più essere rinviate nel tempo.
“Oggi, inoltre la legge sul caporalato e la sensibilità crescente sulla tematica in questione, ha messo in gioco molteplici fonti di finanziamento che possono permettere agli enti locali coinvolti di costruire in pochi anni un sistema alternativo a servizio dei bisogni in campo agricolo e nel rispetto della dignità umana, oggetto di tanta, sovente inutile e ipocrita, retorica”.

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