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Caso Eligia, la Corte d’assise dispone una super perizia

La Corte d’assise ha deciso di affidare un incarico a due periti che dovranno rispondere ad alcuni quesiti posti in relazione all’esito dell’autopsia eseguita sul corpo di Eligia Ardita, l’infermiera siracusana, deceduta insieme con la figlioletta Giulia, la sera del 19 gennaio 2016 e per la cui morte è imputato il marito Christian Leonardi. Due i consulenti a cui sarà conferito incarico, il medico legale Veronica Arcira e l’anatomo patologo Giovanni Bartoloni. Ai due periti la corte d’assise ha chiesto se il trauma cranico subito da Eligia Ardita avesse avuto un’efficienza lesiva tale da provocare da solo l’alterazione delle funzioni neuro vegetative; se attraverso lo studio del cuore si evidenzino eventuali alterazioni compatibili con un arresto cardiaco primitivo; se la temporanea ostruzione delle vie aree possa causare alterazioni neuro vegetative gravi da provocare la situazione di blocco gastrico e quindi la morte. Si tratta di quesiti che approfondiscono le questioni sollevate in prima istanza dal medico legale Orazio Cascio, che, all’esito dell’esame autoptico, aveva rilevato la presenza di un trauma che le ha fatto perdere conoscenza impedendole di essere vigile nell’evitare il rigurgito che le ha provocato l’asfissia fino alla morte. Per il dott. Cascio, consulente della Procura, la vittima avrebbe subito un rilevante trauma cranico che avrebbe determinato la perdita di coscienza tale da ridurre i meccanismi di difesa dell’organismo in particolare quelli che avrebbero potuto disostruire le vie respiratorie.

L’incarico ai due periti sarà conferito in occasione della prossima udienza del processo, fissata per il 21 marzo quando sarà nuovamente citata la teste Tatiana Pisano che per un mero disguido non è potuta essere presente ieri in aula per sottoporsi all’esame del pubblico ministero e al controesame delle parti civili e della difesa. Sempre alla prossima udienza potrebbe essere il turno dell’imputato a sottoporsi a interrogatorio anche se non è detto che, per la complessità.

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