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CGIL CISL e UIL, 1 maggio 1886-2023 festa dei lavoratori

Morendo, August Spies, uno dei condannati, disse: “verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi”. August e sette compagni di lavoro furono condannati a morte essendo stati accusati ingiustamente degli scontri tra manifestanti e polizia in occasione dello sciopero del 1 maggio 1886 davanti una fabbrica di Chicago. Durante gli scontri morirono manifestanti e poliziotti. La condanna fu ingiusta poiché fu subito chiaro all’opinione pubblica che i condannati erano innocenti, definiti “i martiri di Chicago”. In realtà la condanna fu inflitta per mettere a tacere i tentativi dei lavoratori di chiedere condizioni di lavoro più umane. La ragione principale dello sciopero era di lavorare 8 ore al giorno e non più 16 ore per tutti i giorni della settimana. Da quel giorno, il 1°maggio, divenuta una tradizione e poi trasformatasi in una festa, è un monito che parla anche al nostro presente.

Ci troviamo in una fase di crisi politica, economica e sociale, inedita e complessa, per la quale riscoprire il valore del Lavoro quale elemento fondante della Carta Costituzionale e quindi fonte di rigenerazione della stessa società, impatta profondamente con noi e con la nostra comunità. Attorno al Lavoro si può organizzare una lettura unitaria della crisi sociale in atto mettendo le mani nella sua materialità, nella capacità di ripartire dal concreto, dalla reale sofferenza del mondo del lavoro, sapendo che la stagnazione civile ed economica corrode anche da noi le istituzioni, apre scenari pericolosi e tiene in apnea un intero territorio. Per questo serve che la Politica, nel senso alto del termine, torni in campo e sieda a capotavola. Quello che va ricostruito oggi nel nostro territorio è un’azione comune su pochi capitoli chiari: come creare lavoro, cosa significa green new deal, come si rilancia la conoscenza, come si ricostruiscono politiche industriali credibili nell’era dell’inclusione digitale e della riconversione energetica. Perché nessuna democrazia regge a lungo se l’economia ristagna e la povertà aumenta. Da troppo tempo modelli irrazionali ed umilianti di flessibilità lavorativa, ricatto occupazionale, illegalità hanno pregiudicato nella nostra comunità il senso del Lavoro, il rapporto tra il Lavoro e la vita di ciascuno, hanno intorbidito i meccanismi contrattuali. Un flusso inarrestabile di appalti e subappalti, finanche in ambito pubblico, di delocalizzazioni, di affidamenti esterni non governati, di lavoro povero e di scarsa qualità, di precarietà sempre più spinta e compressa nei costi e nei diritti, hanno prodotto un mondo del lavoro frammentato e diviso e una diseguaglianza di reddito e di tutele inaccettabile. La fragilità sociale, acuitasi pesantemente negli ultimi anni, è stata terreno fertile per una crisi più profonda del sistema di partecipazione democratica che rischia di corrodere finanche la dimensione della solidarietà tra lavoratori e cittadini, elemento fondamentale per qualsiasi azione collettiva e nesso necessario per assumere le scelte cruciali che riguardano il nostro territorio. Oggi abbiamo le risorse per cambiare, per sanare vecchie storture e ingiustizie, per aprire un nuovo umanesimo sociale fatto di giustizia, di lotta alle diseguaglianze, di dignità del lavoro, di democrazia economica, solo così riusciremo a costruire un vero ecosistema socialmente e produttivamente sostenibile. Un nuovo modello di sviluppo economico e sociale integrato in cui turismo, servizi pubblici, sanità, scuola e territorio, trasporti, produzione industriale, agricoltura, siano sinergicamente interconnessi e funzionali al rilancio del territorio è possibile e praticabile. Facciamolo. Non è questo il momento di ritirarsi a coltivare il proprio orticello sia esso elettorale, imprenditoriale o di piccolo cabotaggio. Serve, piuttosto, fare tutti un passo avanti con coraggio e determinazione. Il territorio ha intelligenza e competenza per vincere questa sfida. Lo dobbiamo a noi stessi e alle generazioni future e non sciupiamo un’occasione irripetibile.

Buon Primo Maggio a tutte e a tutti.

CGIL CISL UIL

R. ALOSI V. CARASI L. LIONTI

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