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Ciclopica, la procura si affida a un esperto d’arte

Sul giallo delle due sculture di Alberto Giacometti, esposte alla mostra “Ciclopica” e sequestrate dai carabinieri del nucleo tutela beni culturali perché ritenute false, la Procura aretusea prende tempo rispetto ai possibili sviluppi dell’indagine giudiziaria. Il procuratore Fabio Scavone, infatti, rimanda ogni altro tipo di provvedimento ad una fase successiva alla perizia che sarà eseguita sulle due opere d’arte. “Al momento ci fermiamo a quanto rilevato dagli investigatori – dice il procuratore Scavone – che sostengono, sulla scorta di valutazioni che approfondiremo nel proseguo delle indagine, che le due sculture non siano originali. Ci affideremo ad un esperto d’arte contemporanea che avrà modo di osservare le due opere e chiarire se abbiano ragione i militari dell’Arma che, a seguito di accertamenti, attraverso la consultazione degli archivi della Fondazione Giacometti, sostengono la presunta falsità delle due sculture esposte alla mostra all’ex convento di San Francesco”.

I carabinieri, com’è noto, hanno eseguito il 30 maggio il sequestro delle due opere in bronzo, “Nudo in piedi” e “Donna che cammina”, avendole giudicate copie illegali con firma falsificata, non corrispondenti a quelle presenti nelle edizioni autorizzate. Di diverso avviso gli organizzatori della mostra “Ciclopica: from Rodin to Giacometti” che hanno convocato una conferenza stampa per dare la propria versione dei fatti. Ad animarla saranno il presidente di Sicilia Musei, Gianni Filippini, e il curatore della mostra Vincenzo Sanfo, che, in fase di presentazione parlò di un evento che consolida “le assonanze tra arte e artisti che travalicano il tempo”. I due responsabili della mostra avranno modo di chiarire molti aspetti del giallo delle due sculture e di confutare la tesi degli investigatori. In premessa sostengono di avere la documentazione necessaria ad accertare l’autenticità dell’attribuzione delle opere allo scultore svizzero e che, quindi, che tutto sia in regola.

“Ci rendiamo conto quanto sia difficile il compito del consulente che nomineremo – dice il procuratore Scavone – nel valutare i due pezzi e stabilirne l’autenticità. Il mercato dell’arte contemporanea è vastissimo e si presta a mille interpretazioni ma faremo del nostro meglio a nominare un esperto di arte contemporanea di indubbie qualità per dirimere la questione”. Il capo della procura siracusana sostiene che al momento non vi sia altro da fare e si chiede, anzi, “semmai l’amministrazione comunale e gli organizzatori non abbiano messo in conto di riaprire la mostra, che di certo non è oggetto di indagine anche se ben comprendiamo che il visitatore paghi il biglietto anche per ammirare le opere di Giacometti”.

Intanto CasaPoud a fatto una manifestazione di protesta , “Chiuso per fake art”, così recita lo striscione affisso dai militanti di CasaPound Siracusa nei pressi dell’Ex convento San Francesco d’Assisi, dov’è ospitata la mostra ‘Ciclopica’, balzata alle cronache nazionali per includere sculture ed opere d’arte false.

“Riteniamo che l’arte sia l’anima dell’identità di un paese – dichiara CasaPound in una nota – perciò crediamo che falsificare o anche solo non accertarsi dell’autenticità di un’opera sia un fatto gravissimo non solo ai fini legali ma anche per il senso civico e morale che rischia di lasciare una macchia in una città d’arte e ricca di storia come Siracusa”.

“La pessima figura rimediata dalla mostra – continua la nota – dimostra una volta di più come il patrimonio culturale della città sia a dir poco mal tutelato. Lo dimostra anche il caso del bar situato di fronte al Castello Maniace che da rimovibile si è trasformato in una “generosa” gestione a discapito della nostra storia, e ancora il caso dell’Annunciazione di Antonello da Messina che venne trasferita di notte su una carriola manco fosse un furto in stile Lupin e non ultimo lo stato di abbandono di siti come il Castello Eurialo”.

“Auspichiamo che il preventivo sequestro delle due opere di Giacometti porti ad un semplice errore e che la mostra possa ripartire – conclude CasaPound – che sia il punto di partenza per un nuovo corso di gestione del nostro patrimonio artiscitco-culturale”.

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