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“Disastro ambientale aggravato”: sigilli all’Ias di Priolo

L’intervento – a cura di Concetto Alota –

Ufficiali e agenti della sezione di polizia giudiziaria presso il tribunale di Siracusa del Nictas e del Nucleo di polizia economico finanziario della guardia di finanza, hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip del tribunale di Siracusa che dispone il sequestro dell’impianto biologico consortile gestito dall’Ias e delle quote e dell’intero patrimonio aziendale della società che gestisce lo smaltimento dei reflui industriali del Petrolchimico siracusano e dei comuni di Melilli e Priolo Gargallo.

È stata data anche esecuzione alla misura della sospensione per un anno dell’esercizio di qualsiasi mansione all’interno delle società coinvolte nell’indagini, nonché presso imprese concorrenti o comunque operanti nello stesso settore produttivo, a carico dei vertici della Società Versali Spa, Sonatrac Raffineria Italiana Srl, Esso Italiana Srl, Sasol Italy Spa, Isab Srl, Priolo Servizi, che nel depuratore gestito dall’Ias immettono i loro reflui industriali.

A tutti viene addebitato il delitto di disastro ambientale aggravato in relazione all’inquinamento atmosferico e marino, tutt’ora in corso di consumazione, nonché altre fattispecie di reato connesso e all’illegittimità dei titoli autorizzativi.

Speculari addebiti sono mossi alle società coinvolte ai sensi del D.Lgs n° 231/2001. Il Decreto legislativo 231/01 introduce per la prima volta nell’ordinamento italiano la responsabilità delle aziende per reati posti in essere da Amministratori, Dirigenti e/o Dipendenti nell’interesse o a vantaggio dell’Organizzazione stessa.

Le prolungate indagini e accertamenti tecnici da parte di consulenti nominati dalla Procura di Siracusa, il delitto di disastro ambientale aggravato è stato ravvisato in ragione dell’offesa alla pubblica incolumità desumente dall’enorme quantità di sostanze nocive abusivamente immesse sia in mare sia in atmosfera, dalla loro tossicità e nocività per la salute dell’ambiente e degli uomini, dalla durata dell’abusiva emissione e dal numero di persone potenzialmente interessate alla loro diffusione.

L’ordinanza, accogliendo l’impostazione avanzata dalla Procura a seguito di ponderato esame, ha riconosciuto la totale inadeguatezza dell’impianto sequestrato allo smaltimento dei reflui industriali immessi dalle società coinvolte, tanto da stabilire che il depuratore (Ias) dovrà continuare ad operare solo con riferimento ai reflui domestici, senza più poter consentire l’immissione dei reflui provenienti dalle grandi aziende del polo petrolchimico siracusano.

Il provvedimento, dalla cui esecuzione potranno derivare comprensibili ripercussioni sul delicato sistema economico-sociale della realtà produttiva della provincia di Siracusa, si è reso indispensabile per impedire che il  depuratore continuasse ad operare sulla base degli attuali titoli autorizzatori, che sono stati ritenuti non conformi alla legge, non più efficaci da oltre un decennio e comunque, solo parzialmente rispettati.

Le gestione messa in atto, descritta nell’ordinanza, avrebbe provocato negli anni l’immissione non consentita in atmosfera di circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive, fra cui alcune cancerogene come il benzene, e di oltre 2500 tonnellate di idrocarburi in mare, negli anni fra il 2016 e il 2020.

L’amministrazione e la gestione dell’impianto è stata affidata ad un amministratore giudiziario di comprovata esperienza – nominato dal Gip, del tribunale di Siracusa – che, dopo le valutazioni delle prospettive di continuità aziendale, si avvarrà di un’equipe di tecnici professionisti.

Solo i reflui provenienti dai centri urbani di Melilli e Priolo continueranno ad essere immessi e depurati dall’impianto dell’Ias, sotto la gestione del nominato amministratore, e le scelte aziendali saranno orientate quanto più possibile a garantire la prosecuzione della depurazione, nell’ottica della salvaguardia delle esigenze occupazionali.   

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