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Droga ed estorsioni: chiesta la condanna per cinque imputati

La Procura distrettuale di Catania ha chiesto la condanna per Angelo Monaco, ritenuto un esponente del clan Trigila, e per la moglie del boss Pinnintula. La richiesta è stata formulata a conclusione della requisitoria al processo scaturito dall’operazione denominata “Vecchia maniera”, in corso di svolgimento davanti al tribunale penale di Siracusa (presidente Giuseppina Storaci; a latere, Nicoletta Rusconi e Alfredo Spitaleri). 

Il pubblico ministero Alessandro Sorrentino ha sollecitato la condanna a 12 anni di reclusione per Angelo Monaco, a 7 anni per la moglie, Elisabetta Di Mari, a 11 anni di reclusione per Antonio Rubbino, a 4 anni e 8 mesi per Giuseppe Lao e a 4 anni di reclusione per Nunziatina Bianca, moglie del boss di Noto. Subito dopo la requisitoria, è stata la volta dei legali della difesa svolgere le arringhe difensive mentre il tribunale ha fissato per il 31 marzo l’ultima udienza in cui è prevista la replica formale del rappresentante della pubblica accusa, prima della camera di consiglio. 

L’operazione è scattata all’inizio di febbraio del 2019 ed è stata portata a termine dai poliziotti della squadra mobile di Siracusa. Le indagini hanno fatto luce sulle attività illecite poste in essere dal gruppo capeggiato da Angelo Monaco, già riconosciuto in passato esponente del clan “Trigila”. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Monaco, affiancato dalla moglie e da Pietro Crescimone (che ha scelto il rito abbreviato), avrebbe promosso, diretto e organizzato un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti da immettere sul mercato locale. Monaco deve rispondere anche del tentativo di estorsione, aggravato dall’utilizzo del metodo mafioso, ai danni dell’impresa Tosa Appalti srl, che ha eseguito i lavori per lo svincolo autostradale di Noto sull’autostrada Siracusa-Gela. L’indagine ha tratto spunto da alcune visite in cantiere effettuate da Monaco, che facevano presagire l’avanzamento di future richieste estorsive. Nella notte tra il 20 e il 20 maggio 2017, un gruppo armato composto da Monaco, Rubbino e Lao, si sarebbe recato nelle aree di cantiere e sparava diciassette colpi di arma da fuoco all’indirizzo dei mezzi d’opera della ditta. Come emerso dalle risultanze investigative, Monaco avrebbero più volte tentato di incendiare gli escavatori della ditta priolese, senza riuscirvi. Di rilievo, poi la figura di Antonino Rubbino, ritenuto referente del clan “Trigila” per il territorio di Rosolini e anello di congiunzione con il gruppo capeggiato da Monaco. 

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