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I dubbi del Pd, tra Raiti, la Di Marco, la Princiotta e le amministrative di giugno

I vertici del Pd siracusano si sforzano di raccontare a parole di una tenuta forte al proprio interno e di una maggioranza al Vermexio e in altri comuni che va a gonfie vele. Ma non è proprio così.

Nella riunione della direzione del Pd che si è tenuta lunedì 21 marzo scorso, secondo Turi Raiti, “i tanti interventi che hanno orientato il gruppo dirigente del partito ad approvare all’unanimità una risoluzione finale, dopo che la riunione era iniziata in maniera confusa per un documento presentato in modo inusuale dai due vice segretari e i sindaci di Floridia, Orazio Scalorino, e quello di Ferla, Michelangelo Giansiracusa, subito dopo la relazione introduttiva del segretario provinciale Alessio Lo Giudice, che a mio avviso deve essere tenuta nella giusta considerazione. La riunione – dice ancora Raiti – così come intercalata, apre una pagina nuova, anche se alla presenza di contraddizioni, che devono essere valutate e approfondite nei prossimi giorni tra tutti i soggetti interessati. Ma tutto rischia di diventare fatale per il partito; specie se non ci sarà un forte impegno dei militanti e dei cittadini di Noto, Ferla, Sortino e Lentini, impegnati nel rinnovo della propria classe politica e amministrativa”.

Insiste nei temi intraprese, una paura di diventare ancora più ininfluente e residuale, dove le correnti del Pd non vogliono scoprire le carte, ma intendono soprattutto contarsi prima di dare l’assalto finale da dentro il partito e poi semmai abbandonare il carro ei vincitori. Inutile dire che il clima è pessimo, e la domanda rimane se ci sono o no i presupposti per una convivenza interna, dove un’eventuale rottura danneggerebbe tutte le forze in campo.

Anche Marina Cirone Di Marco interviene marcatamente nella discussione. “Reticenze e ipocrisie – scrive la Di Marco – accumulatosi in pochi mesi sono state messe all’angolo nella difficile direzione provinciale del Pd. Le questioni più spinose di Carlentini, Sortino e Siracusa, hanno confermato la loro urgenza. Il processo unitario è paradossalmente più al sicuro ora che quando si andava avanti con dichiarazioni propagandistiche, autoreferenziali o tonanti contro questo, o quello”.

Ma il rompi capo delle diverse anime del Pd rimane il processo alla scomoda consigliera comunale Simona Princiotta, definita dalla Di Marco “una scheggia impazzita”, che per motivi di opportunità oggettiva, sarà rinviata a dopo la tornata elettorale delle amministrative; la paura di un confronto interno dai “toni giudiziari” potrebbe danneggiare la tenuta elettorale. E fino a giugno ci sarà quindi una pace forzata; ma la Princiotta non per questo si farà condizionare, anzi aggrava la dose tentando di scoprire altri “altarini” nell’amministrazione del Vermexio. La partita all’interno del Pd siracusano è ardua. E l’affanno che si registra è generale. Ma nella lotta alla Princiotta, traspare una recondita via che vuole la vendetta per l’attività di denuncia e non per fatti meramente politici, ma per le tante contestazioni che hanno acceso il veleno giudiziario, con l’apertura di una dozzina di fascicoli d’inchiesta da parte della Procura della Repubblica, di cui alcuni molto “fastidiosi”, come il servizio idrico, “gettonopoli”, la gestione degli asili nido, degli impianti sportivi e tanti altri, che termineranno sicuramente prima delle amministrative di giugno.

Oggi appare chiaro che le premesse non sono delle migliori, e che il richiamo è al vincolo di appartenenza e alla lealtà verso il partito-associazione; ma qui pare che ognuno vuole andare per la sua strada, anche con il rischio del suicidio politico, mentre Simona Princiotta non vede l’ora di “parlare”.

Concetto Alota

 

 

 

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