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Edilizia scolastica a Siracusa, non classificata ad inizio anno

“Dopo diversi, formali e formalizzati, inviti all’interlocuzione inoltrati all’Amministrazione ed al Consiglio comunale di Siracusa andati a vuoto, traiamo la naturale, quanto sconfortante, conclusione che il tema dell’edilizia scolastica nel capoluogo interessa a pochi politici, tra l’altro eletti dalla cittadinanza per rappresentarla, tutelandone i diritti e soddisfacendone i bisogni.  Tra questi la sicurezza non può essere presa sottogamba, o diventare argomento accessorio, la cui discussione può essere rinviata sempre a data da destinarsi (che non viene mai fissata), se non addirittura ignorata”. A parlare è il direttivo del Comitato Scuole Sicure di Siracusa, presieduto da Angelo Troia.

“Passato il Ferragosto, la maratona per l’approvazione del bilancio- informa il presidente- ci ritroviamo alla vigilia dell’avvio del nuovo anno scolastico 2019/2020 senza aver ottenuto convocazione da parte della presidente del Civico consesso aretuseo, Moena Scala, di una seduta aperta nel corso della quale discutere dello stato di salubrità strutturale di diversi edifici didattici di competenza comunale e di cui non conosciamo ad oggi, 10 settembre 2019, gli interventi di manutenzione sugli stessi eseguiti”.
“La nostra – specifica Troia- non vuole essere una sterile polemica, ma è un’avvilente constatazione dei fatti”.  Già nel secondo dopoguerra il 32° presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin D. Roosevelt aveva posto la scuola, sia dal punto di vista formativo e sociale sia sotto il profilo logistico- strutturale, al centro della propria politica, affermando: “La Scuola deve essere l’ultima spesa su cui l’America è disposta a economizzare”.

“A decenni di distanza, purtroppo-conclude il Comitato-  questa sua lungimiranza non trova attuazione nel nostro territorio, dove tutti gli amministratori si sono affaccendati a presentare emendamenti su capitoli di spesa di gran lunga meno importanti rispetto alla sicurezza, ignorando proprio la sicurezza delle e nelle scuole, e questo non possiamo né accettarlo, né condividerlo, ma solo condannarlo”.

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