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Elezioni politiche: la sconfitta del Pd di Renzi e i pentiti del giorno dopo

La vittoria del movimento 5Stelle e del centrodestra, con in testa la Lega di Salvini, ha determinato una valanga di critiche nei confronti di un centrosinistra considerato già spacciato, registrando l’entusiasmo momentaneo per la vittoria netta del centrodestra unito, che ora accampa il diritto e il dovere di governare un Paese affamato di giustizia sociale, economica e politica. Ma si registrano, come per i pentiti della Brexit in Gran Bretagna, anche in Italia per i nuovi elettori del M5Stelle che in molti non sarebbero riusciti a perdonarsi per il loro voto che, alla fine, nell’attuale scenario potrebbe essere una mera protesta e nulla più.

C’è chi ha votato contro il Pd perché Renzi gli sta antipatico, o perché era convinto che il centrodestra di Berlusconi & Company vincesse anche contro ogni pronosticata catastrofe e non voleva la scontata maggioranza costruita a tavolino. Ci sono i “raffinati” che volevano votare quello che preferivano di più, non come i comuni mortali, perché il loro voto doveva come minimo cambiare gli equilibri del paese, con il sottile calcolo di far perdere Renzi di pochi punti, così da non mettere a rischio il suo governo, ma soltanto per dare una bastonata alla sua perpetua arroganza.

Altri si dichiarano delusi, subito dopo la prima fallimentare riforma targata Renzi & Company, perché non c’è stata abbastanza rottamazione; sono quelli che volevano tagli fiscali violenti. Più a sinistra al contrario, avevano applaudito il cambiamento per poi vedere il carisma di Renzi appannarsi dall’insufficiente impegno a favore dei lavoratori, della base di un partito di centrosinistra solo a parole. Molti gli schifati dal trucco di un populismo per il contentino a colpi di 80euro, mentre in tanti si giustificano con l’abitudine risolutiva di stare sempre fuori dall’espressione collettiva, o come dire che votare per il governo è sempre di cattivo gusto. Ma ora a bocce ferme sono in tanti a scuotere la testa, a dire però non volevo che finisse così, pensavo che Renzi e il suo Pd restasse in piedi, o mi dispiace tanto, una cosa che no farò mai più.
E così, anche molti italiani, come gli inglesi per la Brexit, si sono pentiti per aver dato troppo potere ai 5Stelle per tutto quello che è successo a Roma con la Raggi; ma, alla fatta dei conti e per restare in Sicilia, anche nella prova di governo nei comuni dell’Isola amministrati dai Grillini.

Gli elettori ravveduti, indipendentemente da quanto fossero fondati le loro paure e desideri, sapevano quello che non volevano, e hanno votato perché l’odiato Renzi sparisse; ma quella dei pentiti del voto è invece una categoria diversa. Sono gli elettori nativi di Renzi, quelli della prima ora. Quelli che per anni hanno piagnucolato per l’Italia che non cambiava; che mai, per nessuna ragione, avrebbero voluto vedere esultare, figuriamoci poi al governo della Repubblica Italiana i vincitori delle elezioni: Berlusconi, Meloni, Salvini, Di Maio. Resta però da capire che cosa volevano, in un voto che la maggioranza degli italiani dicono di aver interpretato come l’intimazione contro Matteo Renzi alla prosecuzione o lo stop alle sue fasulle riforme, e di una politica fatta di continui colpi bassi, contro le minoranze del Pd.

Chi non crede nel potere del proprio voto, finisce per votare a cuor leggero per simpatie e antipatie. Nella buona sostanza, il giorno dopo non cambia niente, e i più incazzati si rendono conto di essere stati raggirati, pilotati, verso la bocciatura dagli astuti sceneggiatori dello spettacolo appena iniziato che durerà ancora parecchi mesi prima di capire dove siamo andati a finire davvero. Quelli che non si sono pentiti sono quelli che aspettano con ansia le 780 euro promessi da Di Maio. A proposito, ma ora che il Movimento 5Stelle ha “vinto”, che ne sarà del reddito di cittadinanza?

Concetto Alota

 

 

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