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Estorsione a imprenditore agricolo: scena muta dei tre indagati davanti al Gip

I tre netini, indagati, nell’ambito dell’indagine dei carabinieri, per estorsione ai danni di un imprenditore di Palazzolo, sono comparsi dinanzi al giudice per le indagini preliminari, Francesco Alligo. Il giudice ha convalidato l’arresto, operato dai militari dell’Arma di Noto con il coordinamento del pubblico ministero Chiara Valori, disponendo per i tre la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Carmelo Cannata di 51 anni, il fratello Davide di 38 e del figlio di quest’ultimo, Salvatore di 19 anni, tutti residenti a Noto, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del Gip.

Solo Davide Cannata ha rilasciato dichiarazioni spontanee con le quali ha spiegato al giudice che gli altri due congiunti sarebbero del tutto estranei alla vicenda e che lo avessero soltanto accompagnato all’appuntamento con l’imprenditore. Nell’escludere di avere estorto denaro, Cannata ha riferito di avere lavorato alle dipendenze dell’azienda agricola palazzolese e di avere riscosso una parte di quanto ancora dovuto dal datore di lavoro.  

I carabinieri hanno trovato addosso a uno dei tre la somma di 5mila euro in banconote di diverso taglio, che è stata sequestrata perché ritenuta provento dell’attività illecita.  L’operazione è stata portata a termine dai carabinieri del nucleo operativo di Noto, che già stavano indagando attorno a una serie di episodi, di cui era rimasto vittima l’imprenditore originario di Palazzolo Acreide. Gli investigatori hanno raccolto una serie di gravi indizi che hanno convinto il pubblico ministero Chiara Valori a fare eseguire l’operazione che ha portato all’arresto del terzetto di congiunti. 

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la vittima conosceva bene i tre indagati, e in particolare Davide Cannata con cui ha avuto in passato rapporti di lavoro. Questi, consapevole della disponibilità economica dell’imprenditore, lo avrebbe indicato ai suoi familiari e presunti complici come preda ideale per ottenere del denaro. Le richieste di sodi sarebbero state avanzate millantando protezione da fantomatici malintenzionati che avrebbero potuto provocare danni all’azienda e mettere in pericolo la sua famiglia.  

Circa una settimana fa, per accrescere il timore dell’uomo e spingerlo, così, alla consegna del denaro, i tre, in piena notte, avrebbero anche incendiato un telo che copriva alcuni macchinari agricoli e solo per la prontezza dell’imprenditore, avvisato dal latrare dei cani, sono stati evitati gravi danni alle attrezzature. 

Saranno gli sviluppi investigativi e giudiziari a chiarire la vicenda che, al momento, si profila come un caso di estorsione che gli investigatori sono riusciti a risolvere nel giro di poche settimane e senza la collaborazione diretta della vittima. 

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