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Ex dipendente Libero consorzio in ospedale: “Calpestati i miei diritti”

Da qualche giorno si trova ricoverato in ospedale a Catania per essere curato da un ictus. L’emergenza sanitaria non consente alla moglie e alla figlia di visitarlo in reparto. Ma lui continua a dialogare con i suoi congiunti attraverso i messaggi che scrive sul telefonino e invia alla figlia. Sebastiano Garofalo aggiunge un malanno agli altri che ha accumulato in questi 10 anni attribuendoli alle condizioni psicologiche dovute al processo a suo carico, all’allontanamento dal posto di lavoro e, non ultimo, alla mancata corresponsione di quanto gli spetterebbe, così come disposto dal giudice del lavoro e il 6 marzo confermato dalla sezione lavoro della corte d’appello di Catania, a cui aveva fatto ricorso il legale del Libero consorzio comunale, ente da cui Garofalo dipendeva.

Per convincere il commissario dell’ente di via Roma a perorare la sua pratica, si è legato per due volte al cancello del palazzo. Non avendo avuto alcun riscontro alle sollecitazioni, Garofalo ha pensato di spostare la sua protesta poche centinaia di metri oltre, in piazza Archimede, davanti al palazzo del governo. “Avevo avuto rassicurazioni da parte del prefetto di risolvere al più presto questa mia situazione – scrive dal letto di ospedale l’ex agente di polizia provinciale – ma fino ad oggi non ho avuto alcuna risposta dal massimo rappresentante del governo nella nostra provincia. La mia situazione economica è drammatica e le preoccupazioni stanno minando anche il mio fisico, già debilitato. Qualcuno deve darmi una risposta in merito alla somma che attendo e che due giudici hanno detto che mi spetta. Faccio appello al prefetto Scaduto perché mi dia una soluzione e faccia svanire l’incubo che mi assilla ormai da 10 anni”.

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