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Fiera del sud, la difesa chiede di riunire i due processi

Sarà il presidente del tribunale di Siracusa, Antonio Maiorana, a decidere sulla richiesta avanzata dai legali della difesa tendente a riunire i due processi penali che riguardano la complessa vicenda Fiera del sud. Il tribunale penale, presidente (Salvatore Cavallaro, a latere Antonella Coniglio e Liborio Mazziotta) hanno preso in esame la richiesta di riunire i fascicoli del processo per il quale gli imputati (l’imprenditrice siracusana Rita Frontino – ieri in aula – Alfredo Sapienza, Rosa Gibilisco e Davide Venezia), sono chiamati a rispondere del reato di bancarotta fraudolenta, con quello relativo alle truffe ai danni dei titolari delle imprese che hanno realizzato il centro commerciale di viale Epipoli, tuttora in corso di svolgimento davanti al giudice monocratico del tribunale aretuseo, Franco Scollo. Ma dopo una breve camera di consiglio, il collegio ha comunicato la propria incompetenza e la necessità di trasmettere il quesito al presidente Maiorana.

Il ragionamento dei legali della difesa si basa sul fatto che in entrambi i procedimenti penali sono imputate in buona parte le stesse persone e che anche i testi e i verbalizzanti da esaminare sono sostanzialmente gli stessi. L’obiettivo della difesa è quello di procedere con un solo processo in cui confluirebbero entrambi i fascicoli. Il collegio ha, quindi, fissato una nuova udienza per il 2 dicembre quando è molto probabile che il presidente Maiorana possa sciogliere la riserva e comunicare se si procederà alla riunione dei due processi oppure si continuerà su due piani paralleli.

Nel frattempo il pubblico ministero Salvatore Grillo è stato affiancato dall’udienza di ieri dal suo collega Marco Dragonetti, che di fatto prende il posto di Davide Lucignani, da qualche mese ormai trasferito. All’udienza fiume di ieri mattina, durata oltre 6 ore davanti al collegio, è stato esaminato un teste citato dalla pubblica accusa, Si tratta dell’avvocato Giampaolo Terranova, curatore fallimentare dell’impresa Codaf srl. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, rispetto all’accusa di bancarotta, gli amministratori di diritto succedutesi nel tempo e quello di fatto dell’azienda, avrebbero distratto somme per oltre 250mila euro eseguendo pagamenti non giustificati in favore di alcune imprese esponendo nel bilancio fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero, celando maggiori perdite per quasi 3,5 milioni di euro. Avrebbero anche nascosto le scritture contabili della società, in modo da rendere impossibile la completa ricostruzione del patrimonio e degli affari. Il teste ha risposto alle domande dei difensori tendenti a smontare il quadro accusatorio.

Questa mattina si torna in aula, ma stavolta davanti al giudice monocratico Scollo, per l’altro troncone del processo, quello che riguarda le truffe ai danni dei titolari delle imprese che hanno costruito il centro commerciale. Anche in questa circostanza la difesa avanzerà al giudice richiesta di riunire i due processi.

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