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Guardia medica di Pachino, la Cgil: “Ancora nulla di fatto”

A distanza di una settimana dalla manifestazione del 26 luglio u.s. a Pachino organizzata dalla
Cgil, denunciamo che ancora a tutt’oggi nulla è cambiato rispetto alla chiusura della
postazione di Guardia Medica.
Non ci bastano le rassicurazioni a mezzo stampa fatte dalla Direzione Generale rispetto ad un
impegno a trovare soluzioni che ad oggi non hanno prodotto alcun risultato, cioè la riapertura
con la presenza di Medici della Guardia Medica di Pachino.
Purtroppo la carenza di personale sanitario che la Cgil denuncia da ormai troppo tempo si è
acuita con il manifestarsi della pandemia da Covid-19, che oltre a mettere in crisi il fragile
sistema sanitario nazionale, regionale e territoriale ha prodotto effetti travolgenti
sull’assistenza territoriale locale da sempre la cenerentola della sanità.
Nel nostro territorio questo ha avuto un impatto ancora maggiore per la grande privatizzazione
della sanità che nella nostra provincia ha tolto risorse economiche alla sanità pubblica e quindi
alla sanità territoriale, in quantità non riscontrabili in nessun’altra parte del territorio siciliano.
Ma c’è dell’altro e cioè una Direzione Generale dell’Asp di Siracusa che ha dimostrato di non
avere una visione strategica adeguata della medicina territoriale. Manca una minima
organizzazione di prospettiva e di prevenzione dei problemi facilmente prevedibili. Non csi può
dire a buoi ormai fuggiti che non si trovano medici per coprire i turni di guardia. E’ ancora vivo
in noi il ricordo della disorganizzazione dei mesi di marzo e aprile 2020, quando in piena
pandemia, che ha travolto e si è scaricata sugli utenti e sugli operatori sanitari, molti dei quali
si sono contagiati e ricoverati, è stato necessario l’intervento di un team di esperti esterni
all’Asp di Siracusa, per porre un argine al dilagare del Covid-19 negli ospedali del territorio
siracusano.
Non ci vogliamo sostituire alla Direzione Generale dell’Asp ma siamo convinti che le soluzioni
esistono a cominciare dalla razionalizzazione delle enormi risorse umane ed economiche che
sono dedicate ad altro.
A noi sta a cuore la risoluzione del problema e quindi se può servire siamo pronti e disponibili
al confronto. Una cosa è certa non potremo tollerare che a un territorio venga negato il diritto
fondamentale alla salute.

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