La seduta consiliare deserta di lunedì sull’ospedale continua a fomentare polemiche. Per il movimento Lealtà & condivisione, l’esito era alquanto scontato dopo che, appena qualche giorno prima, il Consiglio comunale aveva messo una pietra tombale sulla possibilità di rivedere la propria posizione in assenza di una decisione del governo regionale sull’attribuzione di un ospedale di 2° livello. Ma a Palermo dicono di attendere una determina del Consiglio per dare seguito ad un impegno solennemente assunto nella direzione auspicata a livello locale. Nel frattempo l’ASP si dice pronta a consegnare un progetto definitivo purché le si dica dove collocare la nuova struttura, considerato che l’area precedentemente individuata non è più praticabile, e non solo per un DEA di 2° livello ma anche per quello attualmente previsto dalla programmazione regionale, varata non più tardi di sei mesi fa nel silenzio condiviso di tutti i protestatari odierni.
Non manca chi avanza il dubbio che la risposta al problema di fondo non risieda, allo stato degli atti, a Palermo, o solo a Palermo, ma a Roma e si chiami decreto Balduzzi che, così come congegnato, non lascerebbe spazio alle speranze dei siracusani. La provincia di Siracusa alle ultime elezioni politiche ha mandato in Parlamento una nutrita rappresentanza pentastellata, nel frattempo assurta con notevole peso a ruoli di governo, alla quale non dovrebbero mancare i necessari strumenti di convincimento in sede ministeriale e, se necessario, legislativo.
Ospedale e Bando delle periferie: due facce della medesima medaglia – conclude Guglielmo – due vicende emblematiche di un gioco al rimpallo delle responsabilità, di uso strumentale e sterile del confronto politico, che risulta incomprensibile al cittadino medio e che, soprattutto, non porta alcun vantaggio alla nostra comunità, stretta nella morsa di una crisi più complessiva e di una classe dirigente che stenta ad andare oltre l’orizzonte asfittico delle contingenze e a delineare una visione organica e di lungo respiro nella quale ricomporre frammenti preziosi di nuove e fascinose opportunità ( solo a titolo esemplificativo il piano paesaggistico, il parco archeologico, il recupero del teatro comunale).
Occorrerebbe una unità di intenti che, al di là delle legittime appartenenze politiche, privilegiasse, almeno sulle questioni su cui apparentemente le posizioni non risultano inconciliabili, gli interessi superiori. Basterebbe sedere tutti insieme, per una volta, attorno allo stesso tavolo e decidere insieme quali tematiche (in questo caso nuovo ospedale, bando periferie) portare avanti, in quali sedi e come.
E in questa direzione un ruolo determinante potrebbe avere il Sindaco, massimo referente degli interessi del territorio, promuovendo un vero e proprio, anche se circoscritto “Patto per la città”.