Ias, i grandi utenti si mettono in proprio
I grandi utenti privati dell’Ias, l’azienda mista che gestisce il depuratore biologico consortile di Priolo, si sono attrezzati per realizzare ognuno un proprio depuratore. La mancata cessione ai privati, le inchieste giudiziarie, la sentenza della Corte costituzionale e il recente provvedimento del giudice hanno accelerato i tempi per il graduale abbandono del depuratore consortile.
Che il piano “Iasexit” delle grandi imprese sia a buon punto e che possa essere realizzato anche molto prima rispetto alla dead line imposta dalla Consulta (settembre 2026) è emerso con chiarezza in occasione del consiglio comunale straordinario di Melilli.
“I progetti dei grandi utenti per nuovi depuratori – ha spiegato il presidente degli industriali, Gian Piero Reale – sono in fase esecutiva con l’obiettivo del totale distacco dall’Ias.
Hanno ottenuto il parere positivo dell’Aia e stanno procedendo in fretta. L’accelerazione è legata all’inchiesta giudiziaria e ai recenti provvedimenti emessi della magistratura. Ricordiamoci che, con la sentenza della Corte Costituzionale, è stata concessa una finestra di soli tre anni non prorogabili per risolvere la questione depurazione, pena il fermo degli impianti.
Riteniamo che già nel 2025 alcune grandi imprese saranno distaccate dall’Ias”.
Il sindaco Carta, accusato da più parti di spingere per la chiusura dell’Ias, si difende in aula: “Io sono per mantenere l’Ias aperta ma dovete dirmi quale sia la strada da seguire.
Partiamo dal presupposto che i privati non metteranno mano a 20 milioni di euro l’anno per continuare a mantenere il depuratore biologico consortile.
La Regione siciliana, qualche anno fa, ha perso l’opportunità di privatizzare l’Ias che oggi non può nemmeno transitare in AretusAcque, la società che gestirà l’Ati idrico, perché non ci sono più i termini per questo passaggio previsto per gli impianti sotto sequestro giudiziario.
A questo punto, gli unici a pagare il prezzo più salato saranno i cento fra dipendenti e indotto dell’Ias, i quali, senza alcun atto di ricollocamento e di concertazione rischiano di rimanere al palo”.
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