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Il “Caso Ciancio”. Il libro-inchiesta di Enzo Basso

Il libro-inchiesta “Il Caso Ciancio” di Enzo Basso, prefazione di Enzo Jacopino, 157 pagine in edicola lunedì 29 aprile, ma è già disponibile su Amazon e nelle librerie su richiesta. Dal “Caso Ciancio”, partendo dal “Caso Messina” e del “Caso Centonove” il settimanale d’inchiesta diretto da Enzo Basso costretto a chiudere i battenti senza validi motivi, per entrare nei segreti della Sicilia corrotta con il “Caso Montante” e nell’infinita indagine sul “Caso Mario Ciancio” e i mille dintorni dell’editore di Catania.

Un libro che arriva in un momento delicato come quello attuale in cui sono sotto attacco gli editori, i giornali, i giornalisti e la libertà di stampa, con intimidazione a iosa per tutti, senza esclusione di colpi. Carcere, provocazioni, sopraffazione e minacce velate con allo sfondo anche il pesante velo economico per i giornalisti, ma anche bavaglio per editori e scrittori di libri-inchiesta. Pesante diventa poi il tentativo della politica corrotta e della magistratura deviata di voler tenere a guinzaglio sempre più stretto l’informazione nel suo insieme.

Enzo Basso, 57 anni giornalista professionista, già caposervizio del “Giornale di Sicilia”; nel 1993 ha fondato il settimanale d’inchiesta “Centonove”. Il libro ripercorre con dovizia di particolari le tappe salienti in cui s’incrociano i destini di editori e giornalisti sotto attacco.

Un libro inconsueto con la premessa che parte dal 30 ottobre del 2017, quando la Procura di Messina sequestra il settimanale diretto da Enzo Basso “Centonove”. Un atto che porta alla scomparsa del settimanale dalle edicole, per cessare dopo 25 anni le pubblicazioni di una testata che ha scrutato a fondo nello stato di torpore delle cronache siciliane e che si è distinta negli anni per le inchieste politico-giudiziarie sul “Caso Messina” e sul “Caso Montante”. Ma quasi un anno dopo, alla fine di settembre 2018, viene sottoposto a sequestro giudiziario finalizzato alla confisca, l’impero editoriale di Mario Ciancio, l’ex presidente della Federazione nazionale della Stampa, che controlla “La Sicilia” di Catania”, “Gazzetta del Mezzogiorno” a Bari, e ha partecipazioni societarie negli altri due quotidiani siciliani, “Giornale di Sicilia” e “Gazzetta del Sud. L’editoria nel Sud è sotto scacco.

Partendo da quest’ultimo evento, Enzo Basso, fondatore e direttore del settimanale “Centonove”, ripercorre le tappe dell’indagine a carico del più grosso editore del Sud accusato di concorso esterno alla mafia. Una inchiesta lunga dodici anni, rinviata dalla Cassazione al Tribunale di Catania, dopo un curioso ping pong di provvedimenti giudiziari che annullano e fanno riaprire indagini su un fronte lungo mezzo secolo. Un braccio di ferro dentro la Magistratura che Enzo Basso indaga nei vari aspetti penali, sociali, economici e antropologici per approdare a una conclusione finale: l’ambientalità scatenata attorno ai giornali richiede il trasferimento dei processi.

Un appello in questo senso è rivolto al Presidente della Repubblica perché nella sua qualità di Capo del Csm, il Consiglio Superiore della Magistratura, intervenga per ridare serenità a un rapporto incrinato tra stampa e giudici, che anche con due giornali dalle storie completamente diverse, pone una pesante ipoteca non solo alla libertà di stampa, ma anche al rispetto dovuto all’art. 21 della Costituzione che tutela la libertà di espressione, principio cardine alla base delle società democratiche.


a cura di Concetto Alota

Fonte: sicilianetwork.info

 

 

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