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Il Rettore del Santuario: “La casa del pellegrino riapre a fine agosto”

Il rettore del Santuario erige un muro a difesa della della casa del pellegrino e della sua originaria e nobile destinazione d’uso. Don Aurelio Russo accantona il turibolo per vestire i panni del difensore d’ufficio della struttura alberghiera da chi ha indirizzato sguardi e interessi verso quella storica casa. “Vorrei ricordare – dice don Aurelio – che la casa del pellegrino è stata costruita negli anni Cinquanta per essere satellite e, quindi, assoggettata al Santuario della madonnina delle lacrime. Ci sto mettendo tutto l’impegno immaginabile per riuscire a realizzare questo progetto”.  

Il rettore fa riferimento alle, più o meno, velate polemiche relative al fatto che la casa del pellegrino sia chiusa ormai da troppo tempo. “Il periodo della pandemia non è certo finito – dice – e non è chiusa solo la casa del pellegrino ma altri quattro alberghi in città, dopo il durissimo periodo di lockdown, non hanno più riaperto. Ci vuole tempo e pazienza per riattivare la struttura ricettiva. Io conto di potere riattivarla già alla fine di agosto, in coincidenza con l’anniversario della lacrimazione della madonnina”. Don Aurelio fuga ogni dubbio rispetto alla futura destinazione d’uso dell’immobile. “La fase fallimentare si è conclusa e la struttura, con tutto ciò che contiene al suo interno, è a disposizione dell’ente Santuario che detiene la concessione dell’immobile in comodato d’uso fino al 2047”. 

Don Aurelio rimarca questo concetto per diradare le nebbie che si sono addensate negli ultimi tempi. “Ci fu una seduta di giunta, nella primavera dello scorso anno, in pieno periodo di lockdown, al termine della quale il sindaco rilasciò delle affermazioni eccessive, sostenendo di avere appreso la mia intenzione di restituire al comune la casa del pellegrino, rinunciando al comodato d’uso. Su quest’equivoco si continua a speculare perché mi si dice che ci sia un progetto di costruire di alloggi da destinare a famiglie indigenti della città. Premesso che la mia disponibilità era solo limitata al periodo del covid e a soluzioni di protezione civile, aggiungo che la casa è nata per l’accoglienza de pellegrini in visita al santuario e alle altre chiese della città, costruito con stanze singole che non potrebbero mai e poi mai ospitare intere famiglie. Non permetterò mai che quella struttura sia trasformata in un ghetto e inviterei il sindaco a remare verso la stessa direzione”. 

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