Cronaca

La Dda insiste a confiscare i beni di Luciano De Carolis

Il tribunale di Catania misure prevenzioni patrimoniali (presidente Daniela Monaco Crea) si è riservato sulla richiesta di confisca dei beni appartenenti a Luciano De Carolis. La richiesta è stata reiterata ieri mattina dal pubblico ministero Alessandro Sorrentino, della direzione distrettuale antimafia di Catania nel corso della discussione all’udienza di ieri per la definizione della confisca, che pende dal 2019 nei confronti di De Carolis, condannato a 3 anni per la tentata estorsione ai danni dei titolari del bar “Cavallino rosso”.

L’avvocato Sebastiano Troia, ha difeso De Carolis producendo una corposa documentazione contabile da cui si evincerebbe la corrispondenza dei beni sequestrati al proprio assistito con la sua posizione reddituale. Ha prodotto le ricevute del pagamento dei finanziamenti del Centro carni, che gestisce e che gli hanno sequestrato con l’automobile e altri beni. La difesa ha prodotto anche le sentenze che dal 2004 al 2018 confermano che De Carolis abbia ottenuto solo sentenze di assoluzione dall’accusa di 416 bis, associazione mafiosa.  Luciano De Carolis è imputato con Alessio Attanasio, al processo per l’omicidio di Angelo Sparatore, avvenuto nel 2001. All’udienza di ieri il gup del tribunale di Catania, Giovanni Coriolo, ha ammesso la testimonianza del collaboratore di giustizia Francesco Capodieci, così come richiesto dal pm Alessandro La Rosa della Dda di Catania.

Il teste dovrà riferire su quanto avrebbe appreso in sede d’incidente probatorio all’aula bunker del carcere di Bicocca sulle preoccupazioni di De Carolis sull’esito del processo per l’omicidio Sparatore e sul fatto anche gli avrebbe chiesto di fornirgli un passaporto o un documento falso per recarsi all’estero. La difesa eccepirà che De Carolis si trova ormai da tre anni in regime di arresti domiciliari e da casa sua non si sia mai mosso. 

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