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La Fiom: “Trasformare il sistema energetico del Petrolchimico”

La situazione in Ucraina evidenzia ulteriormente la necessità di una trasformazione del nostro sistema energetico verso un modello basato su un’energia economica, pulita, affidabile e autonoma. Il conflitto ha drammaticamente riproposto il tema della dipendenza energetica del nostro paese da forniture estere e dell’assenza di una politica energetica comune in Europa. In Italia, e Siracusa ne è la rappresentazione plastica, nel settore petrolchimico si sono acuite difficoltà che possono seriamente compromettere le prospettive del settore. Occorre definire un piano strategico per i petrolchimici italiani con interventi strutturali, che acceleri le
soluzioni per intrecciare e diversificare le fonti di approvvigionamento energetico assumendo la dimensione europea come orizzonte imprescindibile. Non si può correre il rischio che le esigenze e gli obiettivi della transizione si traducano in una ulteriore deindustrializzazione con chiusure di impianti e licenziamenti, occorre riaprire un confronto con il coinvolgimento delle parti sociali in grado di dare all’Italia una politica energetica e un futuro sostenibile alle sue produzioni. C’è bisogno di decisioni equilibrate in grado di evitare gli errori commessi in passato, occorre garantire le condizioni per un percorso di decarbonizzazione sostenibile con un’interazione tra iniziativa pubblica e iniziativa privata, con un’economia sostenuta da uno stato che sappia indicare in modo chiaro i settori strategici e gli obbiettivi, i tempi e le coperture finanziarie da utilizzare per “politiche industriali” che siano in grado di dare all’Italia una politica energetica e un futuro sostenibile alle sue produzioni e al Petrolchimico.
A Priolo, mentre il vuoto pneumatico della politica e di Confindustria fa da sottofondo alla “resistenza” di aziende che mettono in discussione gli obbiettivi posti dal Green Deal europeo, la rivoluzione energetica, che deve essere capace di tenere insieme ambiente, lavoro e sicurezza, sollecita il nostro coraggio e la nostra capacità di sintesi nel tracciare un ruolo attivo delle imprese nel processo di decarbonizzazione. In questo senso, ormai da decenni, va avanti un orientamento che vuole trasformare l’idrogeno nel principale vettore energetico e si sta facendo largo una nuova generazione di progetti per l’idrogeno da parte di aziende, gruppi industriali e paesi. L’ambizioso piano Ue per l’idrogeno è nero su bianco ed è completato da un numero sempre più crescente di piani nazionali e regionali in tutta Europa e ne Mondo che indicano la maturità verso la prospettiva che vede l’idrogeno come un intermediario energetico indispensabile in una futura economia a zero emissioni di carbonio, in grado di veicolare la potenza delle fonti rinnovabili di energia solare ed eolica verso diversi usi finali.
L’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili e l’Agenzia Internazionale dell’Energia hanno focalizzano la loro attenzione sui cluster industriali, considerati sedi privilegiate in cui possono sorgere sinergie tra produttori e utenti essendo nella posizione migliore perché risulta essere presente là dove le industrie e i processi produttivi, che richiedono elevate intensità di energia, utilizzano l’idrogeno grigio derivato dal gas naturale. È qui che la produzione elettrolitica di idrogeno su larga scala può ridurre i costi, incoraggiando così la domanda tra le industrie locali e consentendo ulteriormente l’espansione della produzione, portando l’idrogeno pulito e i combustibili a base di idrogeno ad un uso commerciale praticabile nel prossimo decennio. Ancora IRENA prevede lo sviluppo di “valli dell’idrogeno”
(es. Città) e “hub dell’idrogeno” (es. Porti) dove la capacità di produzione, dovrebbe realizzare sinergie, che farebbero aumentare la domanda e realizzerebbero un’economia di scala con una evidente riduzione dei costi. Oggi l’idrogeno viene utilizzato principalmente nell’industria chimica per la produzione di fertilizzanti azotati e nelle raffinerie per produrre petrolio o carburanti sintetici, può essere utilizzato nel settore della mobilità, trovando applicazione pratica nell’industria dei trasporti, inoltre l’uso dell’idrogeno in combinazione con la cattura di carbonio e il suo utilizzo nelle celle a combustibile potrebbe anche essere usato per il riscaldamento. In Italia questi progetti non sono una novità, Enel ed Eni (azienda che ha caratterizzato per decenni il polo Siracusano con la sua pesante presenza), stanno lavorando insieme per sviluppare, in Puglia e Sardegna, progetti per idrogeno verde attraverso elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile. Lo sviluppo di un progetto analogo nel Petrolchimico di Priolo potrebbe essere utilizzato nel processo produttivo della raffinazione e della chimica come migliore opzione di decarbonizzazione, in quanto il sistema funzionerà come un circuito chiuso in cui l’elettrolizzatore alimentato da energia rinnovabile e le produzioni saranno nello stesso luogo, evitando così la costruzione di complesse infrastrutture di trasporto per l’idrogeno. Le industrie ad alta intensità energetica, come il settore chimico, sono considerate particolarmente idonee a fruire di una quota di idrogeno neloro mix. L’idrogeno verde potrebbe essere utilizzato nei processi produttivi delle bio-raffineria, delle centrali elettriche in una strategia di transizione energetica proiettata verso la riduzione dell’impronta carbonica e implementare le migliori soluzioni a basse emissioni di CO2 per ridurre le emissioni dirette e fornire prodotti bio ai clienti.
In particolare IRENA identifica i cluster chiave come quelli situati vicino a coste e porti, dove sono presenti industrie diverse, reti di condutture esistenti, potenziali siti di stoccaggio di Co2 (per la produzione di idrogeno da gas naturale e altri combustibili con CCUS) e porti vicini per un commercio internazionale di trasporto di idrogeno. Il Petrolchimico Siracusano, ha quindi le caratteristiche e le potenzialità, se abbandona la sua ideologica impronta fossile, per utilizzare le nuove opportunità rappresentate dall’idrogeno, e dalle rinnovabili in un mix energetico che può contribuire ad un giusto un processo di transizione energetica. Il governo e le Imprese devono individuare progetti di riconversione e riqualificazione industriale che promuovano investimenti, per l’efficientamento energetico dei siti, la riqualificazione delle produzioni, la riconversione delle aree dismesse, la realizzazione di infrastrutture adeguate agli interventi, nonché al potenziamento di quelli esistenti – Porto di Augusta, Punta Cugno, Marina di Melilli – e della rete di mobilità e infrastrutture collaterali che possono contribuire in maniera rilevante alla realizzazione di un nuovo modello di sviluppo funzionale ad un’economia di scala capace di generare ulteriore valore. Occorre un “Piano strategico provinciale” capace di
realizzare una rete infrastrutturale che connetta ed integri il sistema industriale con il sistema portuale aprendo nuove opportunità con lo sviluppo di “corridoi verdi dell’idrogeno” per collegare un moderno polo energetico, capace di produrre energia rinnovabile a basso costo, con i centri di domanda realizzando rotte marittime internazionali per il commercio dell’idrogeno. Ma occorre far presto, abbandonare posizioni ideologiche e provare con coraggio a realizzare questa rivoluzione energetica.
I metalmeccanici sono convinti che occorra lottare per rompere il muro di resistenza del sistema industriale e avere il coraggio di cambiare il paradigma del polo industriale di Siracusa proiettandolo verso un nuovo modello di economia capace di produrre sviluppo a favore di tutto il territorio.

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