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La lotta strisciante nel Pd siracusano e il salto nel buio che apre la porta ai “Grillini”

Si respira un clima d’assedio nel Pd siracusano. La crisi che traspare dal divorzio apparente per ora tiepidamente manifestato all’interno del gruppone Foti-Garozzo e nel partito, e che di riflesso colpisce il Vermexio, se confermata dai fatti pratici di conseguenza nei prossimi giorni certificherebbe, in maniera evidente, l’incapacità della segreteria del partito democratico nel mantenere il necessario equilibrio delle parti. E nello stesso tempo per il sindaco Giancarlo Garozzo di non essere riuscito a governare i più importanti settori strategici del municipio della città, e quindi dell’amministrazione della cosa pubblica, per riorganizzare la vita economica, sociale e politica di cui Siracusa ha urgente necessità.

Il ricorso alla lotta frontale contro le opposizioni, dapprima interna al Pd e dopo nel tentativo d’isolare una parte importante dell’area estrema, mentre ora si vuole addirittura allargare alla manovra di defenestrare il gruppone Foti-Cafeo. Ma resta così facendo in “onda” la musica dei venti di guerra appena suonata, legata a una questione alquanto delicata, che azzera il dialogo definitivamente, ignorando così la logica dei numeri e delle idee in un momento delicato che cancellerebbe tutto lo sforzo della prima parte della battaglia per la conquista del palazzo. A tutto questo si deve aggiungere la questione morale legata agli avvisi di garanzia in circolazione e agli appalti in generale, per i quali dalla magistratura potrebbe arrivare una doccia fredda che gelerebbe ogni sforzo, e sarebbe ancor più grave con la rottura del vecchio patto di ferro.

In molti sono convinti che si tratta di una brutta crisi tutta interna al Pd; ma di contro si registra come la maggioranza si è sempre impegnata ad eseguire quanto dettato dal programma che ora Giovanni Cafero recrimina l’applicazione. In un modo o nell’altro, prima in giunta, per poi passare la palla agli elettori in queste condizioni è suicidio. E così, ecco il raggiungimento, non sperato, e il risultato in un partito che si riduce ad una giungla, in un mosaico dove le tribù sono eternamente in lotta. Un teatro ideale per le “imboscate” dei penta-stellati, e dei gruppiscoli riorganizzati e dintorni, magari tutti insieme, che è così già arrivato al “sacrificio” desiderato grazie alle doppie denunce delle opposizioni, quella interna al partito e quella in consiglio comunale. Una guerra senza quartieri, all’interno di una maggioranza che vuole includere il danno, come se il civico consesso potesse offrire in termini di traguardi il rispetto del programma reclamato da Giovanni Cafeo, verso il popolo sovrano, entro il quale far maturare il frutto del prossimo consenso. Ecco perché occorre capire chi vuole a tutti i costi condizionare la lotta per garantirsi solamente questa parentesi di potere e non pensare al dopo. Comunque vada, chi sceglie oggi di dividersi difendendo la posizione del tanto peggio tanto meglio, si attesterà l’incapacità di governare per il restante tempo fino alla prossima tornata elettorale e di scandire la regola del caos, per guidare una maggioranza litigiosa ed egoista a curare i soli rapporti di parte, segnati da conflitti e repentine rese. Un salto nel buio.

Concetto Alota

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