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La morte di Evan causata da broncopolmonite da aspirazione

La causa della morte del piccolo Evan è una broncopolmonite da aspirazione. L’esito dell’autopsia e delle successive perizie è stato ribadito nel corso dell’udienza di ieri al processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’assise (presidente Tiziana Carrubba, a latere Carla Frau). A sostenere la tesi sono i tre consulenti che hanno eseguito l’esame autoptico sul corpicino della vittima rosolinese di 21 mesi, deceduta la mattina del 17 agosto 2019 all’ospedale Maggiore di Modica. A essere esaminati in aula sono stati l’anatomopatologo, Giovanni Bartolone, il medico legale Maria Francesca Berlich, e il neurochirurgo Massimo Furnari. 

I tre consulenti si sono riportati alla relazione depositata da diverso tempo e che ha costituito un elemento importante per la Procyra aretusea a sostenere la tesi che il piccolo sia morto a causa dei traumi subiti per le percosse inflitte da Paolo Blanco, imputato di omicidio insieme con la compagna e madre di Evan, Letizia Spatola. Dall’autopsia è emerso che le vie respiratorie del bambino fossero state ostruite da residui di cibo e da sali biliari. Che cosa abbia provocato l’ostruzione delle vie respiratorie, è un quesito cui anche gli esperti non hanno certezze, limitandosi a riferire sulle ipotesi possibili come il traumatismo infantile, provocato da soffocamento meccanico tale da avallare la tesi dell’accusa sulla responsabilità degli imputati rispetto alle cause della morte del bimbo. I consulenti, però, non escludono l’ipotesi che a determinare la morte del piccolo possano essere intervenute altre cause del tutto naturali come una tara genetica e altri fattori congeniti, difficili da diagnosticare. 

All’udienza di ieri si è sottoposta all’esame del pubblico ministero Carlo Enea Parodi anche Paola Di Simone, capo biologa della Polizia scientifica di Palermo, che ha esaminato i reperti rilevati dagli agenti della scientifica all’interno dell’appartamento di via Eloro a Rosolini, in cui abitavano i due imputati e dove Evan ha vissuto gli ultimi istanti della sua brevissima esistenza. La verbalizzante ha confermato di avere rinvenuto tracce ematiche, riconducibili al piccolo Evan, sul cuscino e su una coperta ma non è stato possibile stabilire a quanto tempo prima risalissero quelle tracce. 

All’udienza di ieri avrebbe dovuto essere esaminato il padre naturale di Evan ma, come per le volte precedenti, non è stato possibile allestire un collegamento video con il tribunale di Genova per cui la Corte d’assise ha disposto l’accompagnamento coattivo per l’uomo che sarà presente in aula in occasione dell’udienza fissata per la prossima settimana. 

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