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La Pillirina, Facebook e la Santa Inquisizione

A Siracusa è un tutti contro tutti. Ora la raffica di accuse, difesa e l’immancabile macchina del fango arrivano per le tematiche che intrecciano gli interessi della famosa vertenza tra il comune di Siracusa, la società Elemata Maddalena del Marchese Emanule De Gresy e la Regione per la realizzazione dell’ormai famoso villaggio turistico alla Pillirina.

I personaggi di questo ennesimo “romanzo siracusano”, iniziato nel 2012, sono la vittima predestinata, Padre Rosario Lo Bello, il combattivo prete che si è spinto oltre l’abito talare in difesa dell’ambiente in generale e nello specifico della costa che dalla Penisola Maddalena che arriva fino a Murro di Porco, dove insiste il progetto, dapprima da tutti accettato e poi fortemente contestato per la realizzazione del Resort nel terreno di proprietà del marchese Emanuele De Gresy, e i fake (termine che indica personalità false e profili su Facebook inventati), riferiti a Filippo Tanghetti, Gianni Rota, Stefano Andolina e Salvatore Foti. Avrebbero attaccato sommariamente Padre Rosario Andrea Lo Bello con scritte e fotomontaggi poco distinti e piuttosto gravi contro la dignità e l’onorabilità della persona con una seriale denigratoria pesante, così come accertato dagli inquirenti. Padre Lo Bello denuncia i fatti accaduti alla Procura. Dopo gli accertamenti eseguiti dalla sezione di polizia giudiziaria del Nucleo Investigativo Telematico su delega alle indagini della Procura della Repubblica di Siracusa, arrivano le risposte, individuando i numeri telefonici delle utenze, dove erano stati registrati i falsi profili su Facebook sopra riportati e corrispondenti alla sede della società Elemata Maddalena e dell’abitazione di Salvatore Benanti, noto giornalista siracusano. Ma finora la risposta imposta dalla difesa è che chiunque avrebbe potuto, agli effetti pratici, utilizzare quei numeri per danneggiare i titolari delle utenze e far così cadere la colpa su altri.

Ma subito dopo la pubblicazione della notizia sul social network, divampa l’immancabile polemica che in questi giorni gira con scritte, foto e articoli di stampa su giornali cartacei e su tanti post condivisi sulle pagine di Facebook denigratorie, che i contendenti a vicenda e gli aficionados postano di continuo. Ognuno sostiene la propria tesi. Accuse e difese, smentite e conferme, che improntano le tante pubblicazioni incriminate, a volte oltre le righe, con la regola della libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero. Una delle pietre miliari dell’ordine democratico, tra le libertà proclamate e protette dalla Costituzione, è tra quelle che meglio caratterizzano il sistema di uno Stato, condizionando il modo di essere e lo sviluppo della vita del Paese in ogni suo aspetto culturale, politico e sociale, ora compromesso dalla libertà di scrivere liberamente senza aver prima pensato su quel mostro sociale chiamato, Facebook.

Gli inquirenti avrebbero completato un quadro probatorio con l’antefatto. E la domanda è: quando e perché inizia la guerra contro la realizzazione del resort alla Pillirina? Così, in una sorta di linea parallela con altri fatti similari già registrati nelle tematiche dell’attacco alla Procura di qualche anno, dove anche questa volta la riserva accumulata traccia la strada agli interessi occulti che si sarebbero registrati nei primi giorni della preparazione del piano, per la costruzione del villaggio turistico alla Pillirina, quando gli attori e i registi erano entusiasti del progetto. E la domanda è ancora: ma che cosa ha fatto scattare la molla del diniego e la presenza improvvisa di un ostacolo che dapprima riservava invece tanto fervore per quel sito a mare? O forse rimane ancora da accertare la presenza di una condizione in cui solo pochi alla fine si sono trasformati in contrari, mentre nella prima ora facevano, appariva tutto “rose e fiori” con i tanti interrogativi rimasti sospesi in favore di tanti posti di lavoro e sviluppo sicuro? Ma rimane l’ultima inquietante indiscrezione: il marchese De Gesy avrà anche lui qualcosa da dire agli inquirenti, o forse l’ha già detto, sull’affaire chiamato Pillirina?

Lo sconvenienza verso padre Lo Bello intona una musica che non smonta il mito sulla Santa Inquisizione con la quale la Chiesa Cattolica è stata calunniata per secoli, mai poi è arrivata la smentita. L’esempio non è spropositato. La Chiesa non è quel covo di torturatori sadici depressi e maniaci che ha compiuto stragi, e anzi, quest’accusa contro padre Lo Bello torna ora così al mittente, e la propaganda con accuse infamanti su Facebook e alcuni giornali potrebbe coprire invece i misfatti dei possibili mandanti della spedizione mediatica punitiva contro il prete siracusano. È quello che gli investigatori stanno tentando di appurare indagando a ventaglio.

Il destino, così come insiste la presente Dio, ha sempre il diavolo di mezzo, come per gli ipocriti sepolcri imbiancati che avvelenano il mondo con falsità e calunnie perché sono nemici di Gesù Cristo e della sua Chiesa.

Ora si parla di caccia alle streghe, nell’immaginario collettivo, ma forse il grande stregone alla fine apparirà stretto nelle maglie della Giustizia degli uomini. Per questo bisogna aspettare la rogatoria in corso per completare il fascicolo dell’ennesima inchiesta giudiziaria tutta in salsa e farsa siracusana.

Concetto Alota

 

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