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La politica, la pubblica amministrazione e il gioco delle parti: portavoce o addetto stampa?

“Quale vantaggio hanno i bugiardi? Che quando dicono la verità non sono creduti” (Aristotele). Le vanterie del venditore di fumo che si trovano il più delle volte nell’animo infimo di un uomo politico “navigato”, insiste il rapporto tra etica e politica collegato alla remissività per il bisogno della parte più debole. La sospettosa comprensione nella quale la libera comunicazione nei mezzi d’informazione è spesso attenuata e a volte perfino paralizzata dal timore di trovarsi nel bel mezzo di una menzogna, è sempre intenzionale.

Nella crisi del giornalismo e della globalizzazione dell’informazione, riesplode a volte l’orgoglio della categoria dei giornalisti. L’eterno quesito è quello sulla compatibilità tra le figure di addetto stampa, capo dell’ufficio stampa, o portavoce. Le figure si realizzano sulla differenza tra portavoce o addetto stampa; per il primo è quella della comunicazione attraverso l’ufficio per le relazioni con il pubblico, o attraverso analoghe strutture quali gli sportelli per il cittadino o unici nella pubblica amministrazione, mentre l’addetto stampa rientra nella logica deduzione che deve valere nella pubblica amministrazione, così come nei confronti delle segreterie di deputati, senatori, partiti, associazioni sindacali, imprenditoriale, gruppi industriali e ogni altra condizione in cui s’innesta la diffusione di comunicati che divulgano informazioni destinati alla pubblica opinione attraverso la stampa o di semplici avvenimenti legati all’attività pubblica.

Il portavoce rimane una figura che rappresenta l’apice politico, mentre l’ufficio stampa raffigura l’amministrazione nel suo insieme e si occupa esclusivamente dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi d’informazione, indirizzando la loro attività ai mass media. Una funzione prettamente giornalistica, quello dell’addetto stampa, perché diffonde notizie per conto di aziende, organismi, enti privati o pubblici, compiti riservati unicamente agli iscritti all’Ordine dei Giornalisti.

Sono esclusi dall’attività di Ufficio Stampa differenti aspetti della comunicazione come relazioni pubbliche, rapporti con i cittadini, marketing e pubblicità, così come la figura del “portavoce”, specie in politica e negli organismi elettivi, non compresa nella definizione di ufficio stampa ed è quindi incompatibile con il ruolo di addetto stampa.

Per rimanere nel nostro brodo locale, le pubbliche denunce e i comunicati diffusi rimarcano come tanti giornalisti sono portavoce che favoriscono la politica (o il politico di turno), a svantaggio di una corretta informazione, secondo le leggi che regolano la materia.

Negli Enti pubblici la figura del portavoce riguarda un incarico fiduciario e serve solo per curare i rapporti del vertice dell’Ente con i giornalisti nelle redazioni. Diverso invece è il ruolo dell’addetto stampa o di capo di un ufficio stampa che rappresenta tutto l’Ente. Non è quindi ammissibile che gli Enti affidino incarichi fiduciari di portavoce, facendo invece svolgere, di fatto, lavoro di addetto stampa, solo per aggirare le selezioni pubbliche, specialmente nei comuni dove sono state svolte e sono state accantonate a vantaggio di nomine fiduciarie. In tal senso è opportuno anche ricordare ai giornalisti di non cedere a questo tipo di richiesta; ma la crisi del settore e la mancanza di lavoro, lasciano spazio al bisogno: necessità obbliga legge.

Le promesse in premessa hanno interessato diversi comuni della provincia di Siracusa; i rispettivi sindaci hanno preferito la nomina di un portavoce anziché di un addetto stampa per arginare l’iter burocratico e per nascondere le promesse di una possibile quanto sicura nomina di addetto stampa fatte durante la campagna elettorale a decine di giornalisti, rimasti, alla fine, delusi e incazzati. Si dice che ogni promessa è un debito e ogni menzogna e una furfanteria.

Concetto Alota

 

 

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