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La verità sul conclave del 2005. Martini, Ratzinger, Bergoglio

a cura di Giovanni Intravaia

IL RICHIAMO AI “LUPI” A raccontare il retroscena è uno dei più stretti collaboratori Martini, Don Silvano Fausti, biblisti e teologo recentemente scomparso. In un’intervista rilasciata prima della morte    a Gli Stati Generali , Fausti racconta che Martini e Ratzinger erano «i due che avevano più voti, un po’ di più Martini» (già allora malato di Parkinson), uno per i «conservatori» e l’altro per i «progressisti».   Il 24 aprile 2005, nell’omelia di inizio pontificato, Benedetto XVI disse: «Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi».  Ratzinger e Martini, pur diversi, si riconoscevano e si stimavano. «Cercavano sempre di  metterli contro per fare notizia >>.

IL VERO AVVERSARIO DI BENEDETTO XVI
Da lì partì un testa a testa tra Ratzinger e Bergoglio che culminato con la terza votazione, finita 72 a 40 per il primo. L’obiettivo, secondo     Limes ( rivista italiana di geopolitica facente parte del Gruppo Editoriale GEDI  diretta da Lucio Caracciolo) era di arginare la candidatura del porporato tedesco e lanciare nomi nuovi alle future votazioni. Tra i più attivi in tal senso ci sarebbe stato proprio il cardinale Martini. Un’operazione non riuscita poiché alla quarta votazione, alcuni “bergogliani” spostarono le preferenze su Ratzinger il quale  con 84 voti (ne servivano 77) risultò eletto.

l nuovo libro di Peter Seewald, una autorevole biografia di Joseph Ratzinger di più di mille pagine uscirà lunedì prossimo, 4 maggio. Il libro si intitola BENEDICT XVI “Ein Leben”, “Una vita”. Ne parla Maike Hickson,   di LifeSiteNews, in due anticipazioni.

Seewald dice nel suo saggio, che Benedetto ha risposto negli anni a molte domande – “anche le più strane” – per questo nuovo libro e che il segretario pontificio Georg Gaenswein gli ha spiegato “con impressionante onestà”   molte circostanze  e particolari  inediti.

Una di queste   ricorda come il cardinale gesuita Carlo Maria Martini cercò inutilmente di bloccare l’elezione di Joseph Ratzinger.  Precisazione interessante, perché negli anni  c’è stato il tentativo, da parte di alcuni, di alimentare la leggenda secondo cui Martini avrebbe deciso a un certo punto di favorire il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.  Ma leggiamo   cosa scrive Hickson:

<< Seewald riassume così la situazione dopo il primo scrutinio del 28 aprile 2005: “ Il risultato più importante, però, sono stati i cattivi risultati per l’ala ‘progressista’ del Collegio cardinalizio. Anche il Diario proibito [un diario del Conclave scritto e pubblicato da un cardinale partecipante] descrive come informazione essenziale il tentativo del “Gruppo di San Gallo” intorno a Martini, Danneels, Lehmann e Kasper di stabilire un candidato rivale. Il preteso piano avrebbe aperto la ricerca di un ‘candidato di compromesso’ bloccando Ratzinger”.

Al secondo scrutinio del giorno 2 del conclave, i voti che in origine erano andati al cardinale Camillo Ruini sono stati aggiunti a quelli di Ratzinger in un successivo scrutinio, mentre i voti del cardinale Carlo Maria Martini sono andati a Jorge Bergoglio. Ratzinger aveva 65 voti, Bergoglio 35. Come dice Seewald: “Quando alle 11 del mattino è iniziato il terzo scrutinio, era diventato chiaro che si trattava di una competizione tra due candidati favoriti: Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio”.

È qui che entra in gioco Martini. È stato allora, secondo la ricerca di Seewald, che Martini “sparse la voce” che Ratzinger non era “in grado” di trovare un consenso sufficiente. Se il suo successo non fosse diventato presto chiaro, si sarebbe sicuramente ritirato da solo, per non bloccare il conclave, e allora si sarebbe potuto trovare un candidato di compromesso sperato.

Dopo che Ratzinger ha aumentato i suoi voti a 72 al terzo scrutinio (con Bergoglio che ne ha ricevuti 40), è apparso chiaro che Bergoglio stesso poteva bloccare l’elezione di Ratzinger, dato che deteneva voti sufficienti a bloccare una maggioranza di due terzi per Ratzinger. Qui, ancora una volta, le cose sembravano essere aperte. “Martini appartiene a coloro – cita ancora una volta Seewald nel Diario proibito – che prevedono per il giorno successivo un cambio completo dei candidati”.

“Ma allora non è stato Ratzinger a cominciare a esitare, ma l’argentino”, commenta Seewald. Come dirà poi papa Francesco in pubblico, a un certo punto chiese ai suoi sostenitori di votare per Ratzinger, aggiungendo che vedeva che i tempi non erano “ancora maturi” per un Papa latinoamericano.

Così, durante la pausa pranzo di quel giorno, il 19 aprile, divenne chiaro che Ratzinger sarebbe stato eletto Papa. Seewald – che conosce bene e da vicino Benedetto XVI – descrive come il cardinale fosse in difficoltà con se stesso per questa prospettiva, poiché pensava di aver compiuto “l’opera della sua vita”. Pensava che ci fossero candidati più giovani e migliori.

Ma poi il cardinale Ratzinger si ricordò di una nota che aveva ricevuto poco prima del conclave dall’allora novantatreenne cardinale tedesco Augustin Mayer .

In quella nota il cardinale Mayer aveva detto a Ratzinger: “Se il Signore ora vi dicesse: Seguimi”, allora ricordate ciò che avete predicato. Non rifiutate! Siate obbedienti, come l’avete detto a proposito del grande Papa defunto”.

Arriva il pomeriggio e con esso il quarto scrutinio. Il cardinale Ratzinger viene eletto Papa. “Mi sono coperto il viso”, dirà più tardi il cardinale Joachim Meisner. “Mi sono commosso fino alle lacrime. E non ero l’unico”.

Il tentativo del cardinale Martini di bloccare l’elezione di Ratzinger era fallito>>.

Come ha dichiarato  in un’intervista a LifeSiteNews Paul Badde, corrispondente tedesco di Roma per la statunitense  EWTN( Eternal Word Television Network Inc.Sede Irondale, Alabama, Stati Uniti) il Cardinale Meisner ha avuto un ruolo cruciale nell’ostacolare i piani del Gruppo di San Gallo. Aveva appreso da Badde l’agenda e i nomi del Gruppo di San Gallo prima del conclave, ed era riuscito a diffondere questa informazione durante il conclave.

Così  lo stesso Badde,   a LifeSite: << Il 17 aprile 2005, però, un prelato del Vaticano mi ha chiamato e mi ha informato di avere le prove di una cospirazione di cardinali che avevano cercato di impedire l’elezione di Joseph Ratzinger a prossimo Papa. Si trattava del cosiddetto Gruppo di San Gallo, come ora so, e il prelato mi ha dato anche una lista con i loro nomi, tra cui il cardinale Achille Silvestrini, il cardinale Walter Kasper, il cardinale Karl Lehmann, il cardinale belga Godfried Danneels, il cardinale Murphy O’Connor, il cardinale Audrys Juozas Bačkis e il cardinale Carlo Martini. Nel pomeriggio ho chiamato il Cardinale Meisner e gli ho chiesto cosa fare in modo responsabile, perché non volevo creare uno scandalo. Si è infuriato, ma mi ha detto con calma: “Segui la tua coscienza” >>.

Badde ha poi pubblicato, il primo giorno del conclave, un articolo di   LifeStile  sul complotto contro l’elezione di Ratzinger. Lo stesso Meisner portò con sé quell’articolo al conclave insieme a un’immagine del Volto Santo di Manoppello, che aveva visitato qualche settimana prima, insieme a Paul Badde. Quell’immagine è il volto di Nostro Signore che è stato impresso in modo miracoloso su un pezzo di stoffa di seta. Badde racconta come Meisner abbia preso nel conclave “quel mio articolo e abbia combattuto come un leone contro questa cospirazione, per quanto fosse solo, e nonostante il suo italiano limitato”. È stato il giorno più difficile della mia vita” mi disse più tardi, senza però menzionare altri dettagli”.

<< Ma quando il conclave finì >> concluse Badde, <<divenne chiaro che Meisner era diventato il king maker, o più precisamente, il pope maker >>.

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