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Lentini e il valore della legalità


La legalità, unico ed irrinunciabile tassello che armonizza ogni nostro agire.
Vale per l’Italia, per la Sicilia e, certamente, per Lentini. Una città che nel corso dei decenni ha sempre lottato (e continua a lottare) per il presidio di uno tra i valori intrinsechi più nobili secondo l’ordinamento giuridico e la società in cui viviamo. Che abbia prevalso o subìto, vinto o perduto, la nostra comunità ha pagato con il sangue dei suoi figli e con lo sfregio dei suoi luoghi.
Nel Febbraio del 2003, mediante convocazione del Consiglio Comunale, fu sottoscritta per la prima volta la Carta degli impegni tra quei soggetti che decisero di avviare il progetto per l’uso sociale dei beni confiscati ai sensi della legge del 7 Marzo 1996, n. 109, «Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati». Alla presenza delle autorità istituzionali della Provincia Regionale di Siracusa, delle maggiori organizzazioni del mondo produttivo, di Libera Contro le Mafie, delle Associazioni, delle scuole, di Don Luigi Ciotti e di tantissimi cittadini, i firmatari si impegnarono a svolgere un ruolo specifico – in relazione alla propria funzione – nella stesura del progetto definitivo.
«[…] La mafia prima della legge 109 non aveva mai conosciuto che qualcuno potesse sottrarle un bene. Il carcere sì, la privazione della libertà personale sì, ma i beni materiali, la terra, il denaro mai.
In Sicilia, dove la roba, la casa, la massaria, è stata per molto tempo sogno di libertà e di riscatto dalla miseria, la mafia ha innestato su questi valori la sua cultura: i beni materiali al primo posto e ad ogni costo, l’illegalità come strumento per la conquista della ricchezza, la violenza come sistema per il controllo e il dominio sul territorio.
La legge 109 squassa questa cultura, penetra nelle pieghe del bisogno di giustizia della società italiana, materializza la legalità, fa nascere dalla terra spighe di grano, fa uscire dai frantoi olio verde di olive finissime, spreme dai vitigni vini pastosi, commercializza dolcissimi fichi d’India e pasta di grano duro con il marchio della legalità, trasforma in scuole le ville lussuose dei boss, utilizza come aziende per l’ospitalità e l’accoglienza agrituristica i casolari serviti per i summit mafiosi dove si decidevano le stragi […].
[…] Cultura sana di impresa e di mercato e sviluppo economico e culturale del territorio sono, perciò, i primi obiettivi del progetto “Liberaterra Lentini” per il cui raggiungimento questa sera diversi soggetti istituzionali e sociali hanno firmato una Carta degli impegni […].
[…] Qualche anno fa ancora si pensava alla lotta alla mafia al singolare e c’era chi sosteneva che dovesse essere affidata unicamente all’apparato repressivo-giudiziario, o chi poneva l’accento sulla questione sociale, o sulla lotta politica, o sulla questione economica. La lotta alla mafia non si fa da soli e non c’è una sola via. Per dare colpi mortali alla mafia serve l’integrazione, la convergenza, la condivisione. Serve proprio un’etica della responsabilità individuale e collettiva […]».
(Intervento del Preside Armando Rossitto, membro dell’Ufficio Provinciale Beni Confiscati e del Gruppo nazionale di educazione alla legalità – Consiglio Comunale di Lentini, Febbraio del 2003)
Bisognò attendere fino al Gennaio del 2008, con la stipula del Protocollo della Legalità. Uno strumento essenziale che permise la costituzione in città del cd. Osservatorio locale permanente per la Legalità (secondo quanto previsto dall’art. 12 del suddetto Protocollo) e che, a sua volta, si rivelò indispensabile ai fini della successiva approvazione del progetto Libera Terra Leontinoi – Casa Nostra, Fattoria della Legalità.
«[…] Un Protocollo che permetta innanzitutto al Comune di dotarsi di strumenti e di regole che consentano di raggiungere gli obiettivi propri di efficienza degli apparati della Pubblica Amministrazione con il massimo di trasparenza e nel rispetto delle leggi. Ma poi anche un Protocollo di legalità che sia strumento di partecipazione, di condivisione, di diffusione della cultura della legalità attraverso un Osservatorio locale permanente che mette insieme il partenariato istituzionale e sociale, fra cui in primo luogo i movimenti antiracket e antimafia, e rende sinergicamente protagonisti le forze sociali, le associazioni e i cittadini.
A guidarci in questo percorso i due più significativi documenti esistenti in Italia: il Protocollo “Carlo Alberto Dalla Chiesa” e l’omonimo Accordo Quadro di Programma, fatti propri dal Consiglio Comunale e dalla Giunta […]».
(Intervento del Preside Armando Rossitto, Assessore alla Legalità e alla Cittadinanza per il Comune di Lentini – Consiglio Comunale di Lentini, Gennaio del 2008)
È doveroso ricordare, peraltro, come la prima delle quattro linee prioritarie di intervento teorizzate dal Protocollo di Legalità Carlo Alberto Dalla Chiesa – fatte proprie dal Protocollo della Legalità del Comune di Lentini – permise la nascita della Consulta Giovanile (interrottasi nel 2016), importante organo consultivo necessario alla rappresentanza istituzionale ed al protagonismo delle ragazze e dei ragazzi nella nostra città.
Alcuni anni dopo, precisamente il 22 Giugno del 2015, l’Amministrazione Comunale capitanata da Alfio Mangiameli inaugurò la Fattoria della Legalità: un’opera fortemente voluta, a termine del superamento dei (non pochi) ostacoli procedurali ed economici affiorati durante l’iter amministrativo. Finanziata dai Quadri Comunitari di Sostegno 2000-2006 e 2007-2013, nell’ambito del PON Sicurezza Sud, oggigiorno è il più considerevole progetto di riutilizzo sociale dei beni confiscati mai realizzato nell’isola.
Attualmente la Cooperativa Beppe Montana Libera Terra – che ho avuto l’onore di conoscere da vicino alcuni mesi addietro – si prende cura della nostra Fattoria della Legalità. Tale società gestisce tre beni confiscati alla criminalità organizzata rispettivamente nei territori di Lentini, Belpasso, Motta Sant’Anastasia e Ramacca. Costituitasi il 23 Giugno del 2010, unica nel suo ambito per la capacità di riuscire a prendersi cura di siti ubicati in differenti Province (Siracusa e Catania, con le rispettive Prefetture), con la professionalità e i sacrifici dei suoi appassionati dipendenti è riuscita a creare un modello di sviluppo sostenibile, generando occupazione ed incarnando i valori più profondi della legalità e dell’impegno.
Degni di nota, infine ma nondimeno, gli sforzi profusi dall’Associazione antiracket di Protezione delle Imprese di Lentini e Carlentini (APILC) – che, nel Dicembre del 2018, ha celebrato i suoi venticinque anni di attività sul territorio – nonché il Premio Nazionale “Legalità” B.re Filadelfo Aparo organizzato dalla sezione locale dell’Istituto del Nastro Azzurro.
Il tema della legalità sin qui approntato, i numerosi Osservatori permanenti e le varie Consulte sono stati ingiustificatamente trascurati. Lasciati scivolare in un oblio, in una «damnatio memoriae», in un’assordante indifferenza.
Il principio di legalità non è mai un optional, i corpi intermedi e le formule attraverso le quali i cittadini possono incidere attivamente sulle decisioni intraprese dalle istituzioni politiche non sono mai un surplus, le realtà giovanili non sono mai un hobby.
Pensare il contrario comporta gravi conseguenze, per tutti, al pari della loro estromissione nel dibattito locale; poiché una società che glissa sulla conformità alla legge, che cestina gli strumenti partecipativi e che dimentica le nuove generazioni è una società destinata a non avere futuro.
«E se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto».
(Don Pino Puglisi)

Emanuele Grillo

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