Lentini, in stato di ermo il marito della donna accoltellata
E’ scattato il fermo di polizia giudiziaria nei confronti di Massimo Cannone, il 45enne tappezziere di Lentini, accusato dell’uccisione della moglie. Il fermo è stato eseguito dai poliziotti della Squadra mobile, unitamente a personale del commissariato di Lentini, su disposizione del pm Gaetano Bono. I fatti traggono origine dalla segnalazione pervenuta lo scorso 12 marzo, alle 20:15 circa, alla sala operativa del Commissariato. A dare l’allarme sarebbe stato il cognato che ha raccontato agli operatori del 112 che a casa del fratello vi era il corpo della donna ormai esanime.
Nonostante l’intervento del personale sanitario del 118, nulla c’è stato da fare per la vittima. Gli operatori, giunti sul posto, hanno effettivamente constatato la presenza della giovane donna, adagiata sul letto, ormai esanime a causa di ferite inferte mediante un’arma da taglio. La brutalità e l’efferatezza dell’episodio delittuoso sono stati poi rivelati anche grazie alle attività investigative di carattere tecnico esperite dalla Squadra sopralluoghi del Gabinetto Regionale di polizia Scientifica che ha operato in sinergia con il personale della Questura di Siracusa. Infatti, le immediate attività investigative hanno permesso di evidenziare fin da subito che la scena del crimine era stata inquinata proprio ad opera di colui che, due giorni dopo, sarebbe stato fermato poiché ritenuto responsabile del brutale omicidio.
Dalla primissima ricostruzione dei fatti, sia per le modalità dell’azione, che per le evidenze assunte, è emerso trattarsi, necessariamente, di un fatto intra-familiare. Tra i primissimi sospettati, infatti, c’era proprio lui, il marito della vittima. Quest’ultimo, agli inquirenti ha riferito di essere stato il primo a rinvenire il cadavere della moglie. Tuttavia, veramente troppe erano le incongruenze e le inverosimiglianze della versione fornita dall’uomo che, a suo dire, avrebbe prima di ogni cosa, dato una ripulita alle tracce ematiche conseguenti ai colpi che la moglie si sarebbe” auto-inferta”. Ancor più anomalo il comportamento tenuto dopo il rinvenimento del cadavere della moglie. Anziché chiamare il personale sanitario, il marito sarebbe andato a bere una birra per poi sopraggiungere sul luogo del delitto quando i soccorsi erano già sul posto. Il singolare racconto dell’uomo è stato chiaramente confutato dalle risultanze probatorie emerse a seguito di serratissime indagini coordinate dalla Procura della Repubblica che hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’uomo che stava, tra l’altro, progettando di darsi alla fuga. Pertanto, nello scorso pomeriggio, l’uomo è stato rintracciato e tradotto nella casa circondariale di Cavadonna in attesa di essere sottoposto a interrogatorio di garanzia davanti al gip del tribunale aretuseo.