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Linguanti: “La casa del pellegrino? Se ne faccia un albergo-scuola”

Da struttura ricettiva a luogo di terapia post covid; da potenziale rifugio per i profughi ucraini a social housing: la casa del pellegrino, sulla carta, continua a mutare pelle senza però avere ancora trovato la destinazione d’uso definitiva. Dal momento dell’acquisto all’asta del complesso dei beni aziendali per donarli nuovamente all’Ente Basilica Santuario Madonnina delle lacrime, si sono susseguite le proposte su quell’edificio costruito per offrire una protezione ai pellegrini in visita all’adiacente basilica, mentre continua a essere oggetto di dispute giudiziarie.  

L’ultima idea è stata lanciata da Arturo Linguanti, storico presidente di Confesercenti e componente dell’Aprotur, l’associazione dei fedeli della Madonna delle lacrime. “Fino ad oggi abbiamo appreso di numerose iniziative che riguardino la casa del pellegrino – dice – ma, a mio modo di vedere, confortato da tante altre persone, dovrebbe essere destinata all’istituto alberghiero. Sarebbe una gestione più che idonea e pertinente, perché nascerebbe quella scuola-albergo che per decenni è stata coltivata e che avrebbe dovuto essere realizzata nell’edificio di via Crispi, su iniziativa dell’ex Provincia regionale. Purtroppo, quell’edificio per decenni è stato il simbolo delle incompiute e del degrado della zona Umbertina mentre oggi l’Iacp ne sta facendo un social housing”. 

Mentre due anni fa la struttura era stata messa a disposizione dell’Asp per ospitare i pazienti in fase di guarigione dal covid (anche se non ce n’è stato bisogno), nel mese di marzo, quando la guerra in Ucraina ha cominciato a fare vittime e migliaia di profughi, il rettore don Aurelio Russo (concessionario dell’edificio) chiese (corrisposto) al sindaco Francesco Italia, di metterla a disposizione della Prefettura. Anche in questo caso la struttura è rimasta chiusa. 

In prospettiva, il sindaco è contrario alla riproposizione di una struttura alberghiera, sostenendo di volerla destinare a social housing. “Insisto – dice Linguanti – che la casa del pellegrino debba essere gestita dall’Alberghiero. Si tratterebbe di un modo per fare studiare e lavorare gli studenti che avrebbero l’utilità di abbinare la didattica all’esperienza lavorativa”. 

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