
Una bambina di appena 9 anni morì anche a causa dello smog. Storica sentenza a Londra conferma che l’inquinamento dell’aria provoca la morte. E questo non solo nel Regno Unito, ma in tutto il mondo, così come nel territorio dei comuni della zona industriale siracusana, compreso.
La Corte Londinese di Southwork ha stabilito che l’inquinamento dell’aria ha contribuito fortemente alla morte della piccola Ella Kissi-Debrah, nella foto. Un fatto prima d’ora mai riconosciuto giuridicamente: l’inquinamento dell’aria è uno dei fattori chiave di decesso.
La Bambina di origine africana morì nel 2013 stroncata da un’asma, dopo aver subito ben 27 ricoveri nel giro di 3 anni. I genitori hanno dichiarato alle forze dell’ordine di non aver mai ricevuto avvertimenti sulle conseguenze che poteva portare l’inquinamento alla loro figlia.
Ella Kissi-Debrah muore nel 2013, a Londra, mentre era sindaco Boris Johnson, per un fatale attacco d’asma, dopo 3 anni di spasmi e sofferenze. Nel 2014, l’inchiesta giudiziaria basata sulle sue cure mediche stabilisce le cause della morte: “insufficienza respiratoria acuta”. Nel 2019 il caso con una sentenza viene annullata dai giudici dell’Alta Corte perché affiorate nuove prove riguardanti i livelli di inquinamento dell’aria londinese. Nel 2020 l’inchiesta individua un solo e unico quesito: “l’alto livello di inquinamento atmosferico di Londra è stata la causa della morte della bambina?”
Tutto cambia quando viene coinvolto ufficialmente il governo inglese, per la diretta applicazione della legge che tutela il diritto alla vita ed esamina il ruolo degli enti pubblici sulla morte di una persona.
I livelli di guardia dell’inquinamento rilevato dei livelli di smog atmosferico nella stazione di monitoraggio di Catford a un miglio dalla casa di Ella hanno “costantemente” superato i limiti legali dell’UE nei tre anni precedenti la sua morte.
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