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Mafia. Il procuratore Federico Cafiero De Raho: “Entro il 2019 per Matteo Messina Denaro sarà l’anno della cattura”.

L’operazione della magistratura che ha scoperchiato gli affari sporchi e segreti, con una ragnatela formata da massoneria e politica con 40 indagati a Castelvetrano in cui sono coinvolte un ammasso di logge massoniche e uomini della politica, colletti bianchi e illustri sconosciuti, riapre la domanda che da qualche anno non trova più risposta: Che fine ha fatto il super latitante Matteo Messina Denaro?

Alcuni anni fa anche il territorio lungo la costa siracusana e ragusana, tra Pachino e Pozzallo, fu interessato alle indagini sulla ricerca del boss Matteo Messina Denaro; uomini vicini al super latitante furono intercettati dai carabinieri, ma dopo pochi giorni le poche tracce sparirono nel nulla. Pochi mesi fa il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, ha detto che «il 2019 sarà l’anno della cattura». Da anni ormai il boss non lascia tracce o segni di vita. Gli investigatori hanno ipotizzato anche che potrebbe essere morto. Gli ultimi segnali della sua presenza avvengono nel 1995.

“Matteo Messina Denaro sarà arrestato presto, questo è certo. Il boss ritengo che oggi non ha alcuna valenza operativa dentro Cosa nostra, è il reggente della mafia trapanese, ma non ha alcuna operatività”. Tesi sostenuta dal generale Giuseppe Governale (nella foto sopra) numero uno della Dia, nel corso del suo intervento al Premio Mario e Giuseppe Francese lo scorso mese di gennaio a Palermo. “Per la cattura di Messina Denaro lavora giorno e notte una task force di poliziotti e carabinieri che opera con grande professionalità e generosità e quindi sono certo che sarà assicurato alla giustizia”, ha dichiarato Governale.

Il questore di Palermo, Renato Cortese, è più esplicito; definisce il boss della mafia siciliana ormai senza potere. «Non ha più alcun ruolo, non partecipa alle riunioni, non ha strategie criminali, gli affiliati non rendono conto a lui». Il questore Cortese, che ha spedito in carcere Bernardo Provenzano nel 2006 dopo 43 anni di latitanza, è convinto che Matteo Messina Denaro, ricercato dal ’93 e dal ’94 anche in «campo internazionale» per mafia, stragi e omicidi, in un’intervista al Sole24 ore online ha dichiarato: «In questo momento storico dalle indagini su Palermo, ma anche su tutte le altre province siciliane, non credo emerga un ruolo attivo del latitante nel panorama criminale e mafioso siciliano».

Concetto Alota

 

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