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Marina di Priolo, senza lavoro vive in tenda da due mesi

Una tenda accogliente su un lembo di spiaggia a ridosso di un ex cantiere. Lo sciabordio delle onde del mare della penisola Magnisi a fare da colonna sonora alle giornate trascorse nell’attesa che il destino, che durante l’anno gli ha riservato più dolori e dispiaceri che gioie, possa essere più clemente.
Il novello Robinson Crusoe è Matteo Blundo, il commerciante priolese, balzato più volte nelle cronache di gioranli e tv per le sue imprese ciclistiche e a piedi ma anche, suo malgrado, per una recente vicenda giudiziaria per la quale è in attesa di giudizio.
Dal mese di luglio, da quando cioè ha ottenuto il provvedimento di scarcerazione con obbligo di dimora nel comune di Priolo Gargallo, Blundo ha deciso di condurre una vita del tutto ritirata. Così, armandosi di coraggio e di  pochi effetti personali, ha elevato domicilio in questa spiaggetta che lo ospita ormai da oltre due mesi.
“Se la sfortuna non si fosse accanita contro di me, oggi avrei dovuto essere in terre lontane in sella alla mia biciletta nel tentativo di raggiungere il Madagascar – racconta – Una banale caduta in Croazia mi ha costretto a tornare a casa e ad un lungo ricovero in ospedale per la frattura ad entrambe le braccia. Quando poi sono guarito e tutto sembrava volgere per il meglio, ecco che mi cade sulla testa un altro macigno”. Nel mese di giugno, infatti, Blundo viene arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione perché sorpreso ai traghetti a Messina con a bordo del suo furgone dieci immigrati siriani con destinazione Milano. “Io non ho violato alcuna legge – spiega – Ho semplicemente accompagnato delle persone, ospitate in un centro di accoglienza di Città Giardino, e dotate di documenti in attesa del riconoscimento dello status di rifuigiati politici, in una località di loro gradimento in cambio di una ricompensa. Il tribunale del riesame ha deciso di annullare quell’ordinanza perché ritenuta eccessiva. Sono certo di dimostrare la mia assoluta innocenza”.
Blundo trascorre le sue giornate scrivendo. “Agli amici dico di non portarmi soldi ma soltanto beni in natura – dice – Qualcuno mi ha fatto avere una serie di quadernoni invitandomi a scrivere la mia vita con l’obiettivo di farne un libro. Ci sto provando e il silenzio di questi  luoghi  favorisce la riflessione quando non la meditazione”. Ma la sua è anche una forma di protesta. “Mi è stato sequestrato il furgone, unica mia fonte di guardagno – afferma – Non posso muovermi dal territorio priolese mentre mia moglie è ricoverata in ospedale a Trapani. Non posso di certo continuare a vivere in questo stato. Qualcuno deve darmi risposte”. Intanto, si avvicina la stagione del cattivo tempo e lui è deciso a “continuare a vivere in tenda”.

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