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Melilli, in consiglio comunale coro di no al Cara

Tutti (o quasi) d’accordo: nel territorio di Melilli non c’è spazio per un nuovo centro di prima accoglienza per minori, men che meno per un “Cara” (Centro per l’accoglienza di richiedenti asilo) o uno Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo o rifugiati). Il consiglio comunale, riunito ieri sera in seduta aperta e straordinaria, ha raccolto pareri, opinioni e prese di posizione di numerosi residenti di Città Giardino, che hanno gremito l’aula consiliare per ribadire il proprio no a qualsiasi ipotesi di costruzione di altri centri. Due, sostanzialmente, le ragioni addotte: la prima riguarda la sicurezza della zona, la seconda la crisi economica.

“Non siamo razzisti ma – hanno detto alcuni abitanti di Città Giardino – in passato si sono verificati alcuni episodi spiacevoli come risse tra minori, che hanno reso necessario l’intervento della polizia, o furti all’interno delle villette nelle ore serali. Questi ragazzi girovagano indisturbati fino a tarda ora e ci chiediamo come sia possibile che ciò avvenga in violazione delle regole che dovrebbero disciplinare l’attività delle comunità”.

Per quanto riguarda la seconda ragione, molti hanno sottolineato la necessità di anteporre le esigenze dei residenti in difficoltà economiche a quelle degli extracomunitari. “Inammissibile – hanno detto – che i centri ricevano 45 euro al giorno per ogni ospite presente quando centinaia di padri di famiglia di Città Giardino e Melilli sono disoccupati o precari. Si pensi prima a noi e poi a loro”. Sul punto in questione, però, il presidente del consiglio Sbona ha spiegato che si tratta di una normativa nazionale. “Lo Stato – ha detto – stanzia queste somme per i Comuni che hanno centri di accoglienza presenti sul proprio territorio. Noi dobbiamo solo “girarle” a chi li gestisce. E sul sostegno alle fasce deboli, siamo il primo Comune in Italia ad aver introdotto il reddito di cittadinanza”.

Non è stato comunque un clima sereno quello che ha caratterizzato i lavori della seduta. Sbona è stato fatto bersaglio di insulti da alcuni cittadini per le sue presunte posizioni ambigue sull’argomento ed è stato costretto a sospendere la seduta intorno alle 20, dopo un’ora dall’inizio dei lavori. Alla ripresa, ancora polemiche e proteste e rischio di sospensione definitiva palesato dallo stesso presidente del consiglio, che ha invitato i vigili urbani ad allontanare un paio di persone dall’aula. Critiche anche dalla maggioranza con Salvo La Rosa protagonista di un battibecco con Sbona sulla gestione dei centri, mentre altri consiglieri hanno tirato in ballo il caso di una funzionaria comunale sospesa dalle proprie funzioni e poi denunciata per diffamazione per aver segnalato presunte gestioni poco trasparenti di una comunità alloggio.

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