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No Triv, fissato un nuovo incontro a Noto

A Licata venerdì scorso si è svolto un importante incontro sul futuro dell’Isola e di tutta l’Italia dopo che in settembre il governo Renzi ha dato avvio al decreto “Sblocca Italia”, ovvero le trivelle facili, in mare e in terra. Sulla nave Raimbow Warrior di Greenpeace si è svolto l’incontro dei comuni sotto il patrocinio di ANCI Sicilia per un coordimento contro le trivellazioni off-shore nel Canale di Sicilia. La tutela di aree ambientali protette, i siti storici, tutto si piega alla ricerca indiscriminata di fonti che ormai possono definirsi del passato, considerato che il mondo lavora per sostenere il fabbisogno con fonti energetiche ecosostenibili. Presente per il Comune di Noto, sito patrimonio dell’Umanità, l’Assessore al ramo Cettina Raudino che nel suo intervento così si è espressa:”Sono qui in rappresentanza del Comune di Noto, del cui sindaco Bonfanti porto i saluti, innanzitutto a testimoniare come sia possibile difendere il proprio territorio, l’ambiente e il suo modello di sviluppo quando il livello politico e la comunità tutta si saldano in una forte azione congiunta di protesta. Quando nel 2004 la Panther oil ottenne la concessione da parte della Regione a trivellare in territorio di Noto, istituzioni, associazioni e cittadini, insorsero a bloccare una speculazione i cui esiti non avrebbero avuto nessuna ricaduta economica davvero rilevante sulla nostra comunità e che nulla avevano a che fare con quel processo di crescita già avviato ed incardinato su valori sugellati dal riconoscimento UNESCO,  fondati sulla bellezza del paesaggio e del patrimonio storico artistico e archeologico, sulla loro valorizzazione, sulla pulizia delle acque del mare e sulla presenza di aree naturalistiche protette e incontaminate, sul turismo culturale, sull’agricoltura di qualità, sulla biodiversità. – e sottolinea con maggiore forza l’Assessore Raudino- La vittoria di questa battaglia è stata spartiacque che ha rafforzato un modello, il modello Noto, ed un intero sistema economico che oggi ci consente di poter dire che si può vivere di turismo e cultura e non di petrolio e cemento. Quel futuro verso cui oggi gran parte della Sicilia finalmente consapevolmente tende e che a tavolino stanno decidendo di cambiare, a Noto è già presente. Ecco perchè noi senza alcun tentennamento abbiamo deliberato contro l’istanza della Schlumberger Italiana spa e con altrettanta fermezza protestiamo contro il decreto cosiddetto Sblocca Italia  che ci toglie ogni voce ed ogni autonomia nel determinare le strategie di sviluppo a casa nostra. Sappiamo che vi sono fra alcuni gruppi di deputati parlamentari le intenzioni per proporre un emendamento all’art.38 anche a fronte della palese inconstituzionalità, essendo questo in evidente contrasto con l’art. 117 comma 3 della Costituzione italiana che ripartisce fra Stato e Regione la legislazione in materia di produzione, trasporto e distribuzione di energia. Apprezziamo pertanto l’azione di coordinamento svolta da Anci Sicilia, qui rappresentata dal suo vicepresidente Paolo Amenta e proponiamo di fare a Noto il 3 novembre il prossimo incontro”. Inoltre è già stato annunciato il presidio davanti la Camera dei Deputati il 15 ed il 16 ottobre di tutti i comitati No Triv d’Italia e di altre Associazioni ed Enti che hanno già dato adesione. Solo come nota vorremmo ricordare che la battaglia degli amministratori, compresi quelli di Noto, si basano su dati, ricerche e pareri tecnico scientifici. Greenpeace scrive: “Per il ministero dello Sviluppo economico ci sarebbero nei nostri fondali marini circa 10 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe. Quello che spesso non viene detto è che, stando ai consumi attuali, coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 8 settimane! Già oggi ci sono 30 mila chilometri quadrati di aree marine, cinquemila in più rispetto allo scorso anno, interessate dalle attività di ricerca di petrolio. Attività peraltro estremamente rischiose se si pensa che il Mediterraneo, già vittima di un inquinamento da capogiro a causa dei traffici petroliferi marittimi, è un mare in cui un disastro petrolifero – che nessuno può escludere – avrebbe conseguenze catastrofiche! – e continua- La deregulation che il governo Renzi sta promuovendo sulle trivelle offshore, che è in contrasto con due direttive europee e rischia di esporre l’Italia a costose procedure d’infrazione, è una mossa insensata da ogni punto di vista: non solo da quello energetico, ma persino da quello economico, dato che creerebbe ben poca occupazione e scarsissimo gettito. L’unico modo per decarbonizzare l’economia italiana – come lo stesso Premier aveva promesso tempo fa, prima di contraddirsi – è abbandonare le fossili! Il momento di invertire marcia e puntare sulle rinnovabili è ora”. Aspettando metà ottobre e poi l’appuntamento a Noto del 3 novembre.

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