Cultura

Noto, applausi a scena aperta per “Andata e ritorno in riga serrati”

“Andata e ritorno in riga serrati” e la frase che Balthez ripete quattro volte al giorno nel campo di concentramento a cui è stato assegnato e che, a suo modo, lo fa sentire importante, vivo e parte di un progetto così grande da sovrastarne completamente lo spirito critico e la coscienza. Quella coscienza che invano il nonno prova a risvegliare mentre lo vede crescere inebriato dai proclami del nazismo e del suo leader. Ma dove non è riuscito il nonno ce l’ha fatta l’amore per una donna, la giovane ebrea Miriam del reparto Kenaba, che esplode improvviso e con una forza dirompente sveglia i sensi e l’animo di entrambi. Ma non sarà una storia e lieto fine, quella delle fiabe, quella scontata e se pur possibile, piuttosto avrà un epilogo molto doloroso ma con il germoglio della speranza. Questa è l’opera scritta, sceneggiata, musicata, diretta ed interpretata da Giuseppe Spicuglia, in collaborazione con Aurora Miriam Scala, tratta da una storia narrata da un sopravvissuto ai campi di concentramento, un ebreo italiano di nome Nedo Fiano. Selezionata tra 200 testi teatrali a partecipare alla rassegna nazionale “Voci dalla Shoah – Premio Settimia Spizzichino e gli anni rubati” 2015, è poi risultato Vincitore del premio della Critica, dalla giuria che lo ha voluto premiare all’unanimità, giudicandolo “assurdo, paradossale, quasi quanto la Vita è bella di Benigni, una storia che ti strappa l’anima”. Quest’anno proprio in occasione della Giornata della Memoria la rappresentazione, in forma estesa, è stata proposta alla scuole, con due matinée, e con un serale che ha visto il Teatro “Tina Di Lorenzo” pieno. Alla fine standing ovation per i due protagonisti Balthez, Giuseppe Spicuglia, e Miriam, Aurora Miriam Scala, nonno Helmuth, Giuseppe Montalto, le figure danzanti, Carola Pennavaria e Gabriella Rossetto, il coro dei deportati, Chiara Spicuglia e Giovanni Calca, e Balthez giovane e bambino. Una commozione senza tempo ed un riconoscimento alla grande delicatezza con cui l’autore si é accostato al difficile tema riuscendo a parlare a tutti. Potendo, in questa versione estesa, entrare maggiormente nel vissuto dei due protagonisti con i ricordi che affioravano prepotenti anche nei giorni bui dei campi di concentramento. Alla fine la morte, per entrambi, resta un dettaglio superabile dinnanzi alle emozioni vissute al di sopra di qualsiasi filo spinato.
Applausi meritati per tutto, dalla storia alla sua sceneggiatura, dall’interpretazione alle atmosfere sapientemente create con epilogo sul palco per tutti i protagonisti dentro e fuori le quinte che Spicuglia ha ringraziato ad uno ad uno, ed anche a ragione. Pubblico in piedi e tutti ad omaggiare questi giovani artisti e l’opera premiata a Roma e dunque con il giusto apprezzamento ricevuto anche in “casa”.

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