Ambiente

Noto, la ricchezza nei frutti al centro di un incontro

Con la “Giornata del fascino delle piante” celebrata a Noto lo scorso maggio si è iniziato un percorso davvero interessante alla riscoperta di un luogo importante della memoria storica netina. Come si ricorderà la giornata di studio, promossa dal Cumo (Consorzio Universitario Mediterraneo Orientale) nella propria sede, patrocinata dall’Amministrazione Bonfanti, si concentrò sull’ex Orto Occhipinti e grazie al coordinamento della dottoressa Federica Assenza, coadiuvata da Francesco Di Martino, ci fu un parterre di relatori ed un lavoro propedeutico alla giornata che permisero importanti scoperte, una su tutte l’ipogeo riportato alla luce grazie all’opera di pulizia dell’orto. L’attenzione non è calata e successivamente a quella giornata è stato ideato proprio un comitato, “Appassionati dell’Orto Occhipinti” (come comunicatoci dal Vice Presidente del CdA del Cumo, professore Corrado Spataro) che sta lavorando affinché il giardino nascosto nel centro storico di Noto divenga a tutti gli effetti un bene comune, luogo di incontro e di crescita, restituendo al luogo quell’interesse per troppo tempo negato. Qualche giorno fa un nuovo momento di alto valore scientifico, organizzato proprio dal Comitato, si è svolto sempre nella sede del Cumo di Noto, un incontro pubblico su: “La ricchezza nei geni: preservare la biodiversità custodendo le varietà più antiche di frutti”. Relatrice del pomeriggio è stata la dottoressa Luigia Iuliano, direttrice del Centro Sperimentale e Dimostrativo dell’ARSAC (Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura della Calabria) di Lamezia Terme presentata dalla dottoressa Federica Assenza e da Paolo Belloni, custode del conservatorio botanico di Pomona (nella foto un momento della conferenza). Il Belloni, uno dei relatori della Giornata del Fascino delle Piante a Noto, nei suoi Giardini di Pomona, ha realizzato un campo di raccolta di più di mille varietà di fruttifere arboree, avvalendosi proprio dell’aiuto di Luigia Iuliano per le sue conoscenze in fatto di agrumi. All’ARSAC, infatti,  la dottoressa Iuliano lavora per raccogliere le varietà di agrumi, in particolare quelle calabresi, che sono a rischio estinzione. Lì le moltiplica e provvede a che si diffondano nuovamente; in questo modo il lavoro operato in precedenza e teso a selezionare le piante con gli aromi, i colori e le forme migliori non è perso per sempre. “Il metodo di collezione e catalogazione delle piante è rigoroso e laborioso – ha spiegato nella sua relazione la dottoressa Iuliano-. Comincia con la frequentazione degli agricoltori locali o dei possessori di giardini privati. Non basta trovare la pianta e prelevare del materiale per la riproduzione, è importante sapere il nome comunemente utilizzato e gli usi che se ne fanno, la stagione di raccolta, le caratteristiche morfologiche della pianta e del frutto. Insomma, gli aspetti antropologici sono tanto rilevanti quanto quelli botanici. Tutte queste informazioni vengono raccolte come singole osservazioni, e solo dopo aver generato delle nuove piante e averle cresciute tutte nelle medesime condizioni di terreno, temperatura, spazio a disposizione per la crescita  è possibile fare dei confronti obiettivi e battezzare una nuova varietà oppure ridurre a un medesimo tipo due isolati differenti. Così si scopre che la Calabria ha numerose specie di agrumi: il cedro, il bergamotto, l’arancio, il limone, ciascuna ramificata in molteplici tipi diversi, le varietà. Ma non solo di agrumi è ricca la regione, decine di varietà di pere, mele e pesche rendono ricca la cultura materiale calabrese, quella degli strumenti e dei gesti dell’agricoltura, delle credenze popolari e della gastronomia. Questa cultura è frutto della capacità dell’uomo di apprendere dalla natura, di copiare forme, come quelle degli intrecci delle fibre che costituiscono le radici e i rami delle piante, riprodotti nei motivi dei tessuti tradizionali; di studiarne i ritmi, quelli della germinazione del seme caduto sulla terra, in grado di produrre decine di semi raccolti dall’uomo nella generazione successiva”. Partendo dalla propria esperienza sul campo da Luigia Iuliano è arrivato anche un importante monito: “Quando l’uomo smette di osservare ed imparare dalla natura l’equilibrio tra i due sistemi si rompe; la ricchezza della natura si deteriora rendendo l’uomo più povero, incapace ormai di godere dei frutti che sono stati prima a sua totale disposizione. Perché in natura tutto esiste perché l’uomo ne benefici”. Dal discorso globale che riguarda ogni angolo della terra al particolare, entrando nel merito dell’Orto Occhipinti: “I cittadini netini dovrebbero poter giovare della ricchezza di questo luogo, che ospita al suo interno diverse specie di alberi da frutto, tra cui diversi agrumi. In questa stagione però non è possibile dire con precisione di quali specie si tratti – e si impegna-. Tornerò qui a Noto in Novembre per poter mappare le numerose piante presenti nell’orto e procedere alla loro identificazione una volta che i frutti, elemento importante per discriminare un tipo dall’altro, saranno maturi. E non solo gli agrumi del Giardino Occhipinti sono piante da salvaguardare, ma anche i mandorli, probabilmente centenari. Io invito tutti a partecipare alla rinascita di questo sito, rimboccandosi le maniche e cominciando a lavorare per salvare il luogo, con la sua storia e la sua vegetazione, da anni di incuria e da ogni idea di farne altro se non un rigoglioso pezzo di campagna nel centro della città”.
E.V.

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