Cultura

Noto, Ruggero Romano uno di quei figli illustri “dimenticati”

Chi ha paura del ventennio? Ritenere tabù fatti e personaggi e non comprendere che invece la storia prima di essere demonizzata va conosciuta ed approfondita, possibilmente da più fonti, è operazione assai saggia. Un pensiero ed una considerazione che ci siamo posti dopo aver appreso che proprio Noto ha dato i natali ad una figura molto illustre, con incarichi davvero importanti ma che, soprattutto, la città ha tanto amato, e tanto ha fatto per essa. Eppure non fosse stato per il gruppo politico di CasaPound Noto, che nei giorni scorsi ne ha omaggiato la figura all’interno della Cappella di famiglia nel Cimitero monumentale, qualcuno avrebbe saputo rispondere alla domanda: chi era Ruggero Romano? Gli anziani, forse, le Autorità sicuramente no, visto che mai hanno sentito la necessità di ricordare questo netino. Alla fine della lettura siamo certi che la considerazione sarà quella iniziale: perché questo personaggio non viene ricordato? perché negli anni non si è sentita la necessità di conoscerlo meglio e di omaggiarne la figura e le azioni? Grandi furono i riscontri delle cronache del tempo, solo per citare un esempio, quando venne inaugurato “il Pantheon dedicato da Noto generosa e patriottica ai suoi figli caduti per la Patria”, titola il “Popolo di Sicilia” del 23 agosto 1932: “Circa diecimila persone accolgono l’ospite illustre nella sua Noto vibrante di entusiasmo e d’amore per S.E. Romano che giustamente vi conta generali e tenaci simpatie”. Descriveva così la giornata di festa commentando e riportando l’intero l’intervento di Romano, così: “esaltazione lirica del sacrificio eroico dei caduti e della fede operosa del popolo italiano che sotto la guida di Benito Mussolini, nel ricordo dei martiri, della guerra e della Rivoluzione, vive ed opera tutto inteso alla grandezza e alla potenza della Nazione“. Dunque, chi è Ruggero Romano? Egli nasce a Noto il 9 marzo del 1895, segue gli studi giuridici a Catania e diventa avvocato, ma è la Grande Guerra a segnare per sempre la sua vita; ufficiale di fanteria si guadagna la Medaglia al valor militare, nelle vittoriose azioni di Selz e Monfalcone (1916), la Croce di guerra italiana e la Croce di guerra belga con le palme. Invalido di guerra, inizia una profonda attività, a Roma e in Sicilia, a sostegno dei mutilati, compiendo azioni degne di ammirazione. Nel 1919 scrive un libro di sistemazione tecnico-giuridica proprio in materia di pensioni di guerra; così è chiamato a far parte delle varie Commissioni di studio, di nomina governativa, ed è tra l’altro relatore della Commissione Ministeriale per la riforma e la codificazione. Alla fine scrive un progetto di 123 articoli che preso in esame dal Sottosegretario di Stato alle Pensioni di guerra, Alfredo Rocco, diventa legge il 12 luglio 1923. Pensate poi che lo stesso Romano, fatta la legge, scrive un secondo volume di commento e di ulteriore sistemazione giuridica della materia che è testo fondamentale per chi vuole occuparsi dell’argomento anche da un punto di vista squisitamente giuridico. Il suo è un impegno a tutto tondo, continuo, costante, quasi devoto: componente del Comitato Permanente Interalleato per lo studio delle questioni interessanti gli invalidi di guerra, collaborò attivamente anche alla commissione di studio relativa al collocamento obbligatorio dei mutilati, che culminò nella legge del 21 agosto 1921, modello per tutti gli altri Paesi coinvolti nel conflitto. Nel 1924 è eletto Deputato al Parlamento, poi Sottosegretario di Stato alle Comunicazioni, è anche Segretario del Partito Nazionale Fascista di Acireale, e Podestà della città natale, la sua Noto. Nel 1943 aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e viene nominato Ministro dei Lavori Pubblici; nell’aprile del 1945 segue Benito Mussolini e con lui ne condivide fino all’ultimo il destino, sino a Piazzale Loreto; con i caduti della RSI al Campo 10 è sepolto al Cimitero Maggiore di Milano. “Un concittadino illustre, questo è fuor di dubbio – spiega Andrea Insenga AzzaroResponsabile CasaPound Italia Noto– che ha dato tanto alla sua città, sia in termini di opere pubbliche quanto di importanza per i ruoli rivestiti a livello nazionale, dove ha realizzato importanti conquiste sociali. E oltre a questo è stato un uomo che ha pagato in prima persona le proprie scelte, decidendo di andare incontro al suo destino con un grandissimo senso di attaccamento e di dovere nei confronti prima di tutto verso l’Italia, e verso l’ideale che in quel tempo lui, come molti altri, ha incarnato e portato sino all’estremo sacrificio”. Noto, dunque, non ha completamente dimenticato, grazie alle nuove generazioni che sanno distinguere tra grandezza e crimini, impegno e vilipendio, come coloro i quali accompagnarono l’arrivo della salma di Sua Eccellenza Ruggero Romano in città e poi al Cimitero nonostante il divieto delle Autorità del tempo. “CasaPound Italia qui a Noto ha voluto omaggiare Ruggero Romano recandosi proprio nella cappella dove riposano le sue spoglie, anche in risposta ai soliti gesti del 25 aprile, che di fatto rimarcano una ferita ancora sanguinante perché ha diviso l’Italia, spaccato famiglie.
Fu guerra civile e non di liberazione. Oggi noi dovremmo celebrare un momento di ricordo affinché mai più italiani sparino contro altri italiani, occorre crearla questa unità nazionale, pacificare la storia e andare oltre. E vorrei sottolineare come nel caso specifico di Noto è paradossale fare una festa che ricorda il sacrificio delle brigate partigiane quando non c’è un solo partigiano, mentre dall’altra parte abbiamo un cittadino illustre che tanto ha dato alla città e che fu barbaramente assassinato, senza un regolare processo, senza un’accusa. Quindi il Sindaco della nostra città, in quanto rappresentante massimo delle Istituzioni, deve richiamarlo alla memoria, anche se comprendo bene che può essere considerato un personaggio scomodo, idealizzato e ideologizzato, perché mori fascista, consapevole e convinto della scelta che aveva fatto sin da giovane”.
Pagine di storie che andrebbero quanto meno approfondite da più punti di vista. “Ruggero Romano, come altri grandi uomini ed eroi, anche del nostro tempo, scelse consapevolmente, per dovere di Stato, di andare incontro alla morte, scelse di morire adempiendo al mandato che gli era stato affidato”. E di cui principalmente la sua Noto dovrebbe andare fiera.
Emanuela Volcan

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