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Omicidio Romano, inflitti 30anni di reclusione ad Alessio Attanasio

E’ stato condannato a 30 anni di reclusione Alessio Attanasio, ritenuto a capo dell’omonimo clan siracusano. Il gup del tribunale di Catania, Loredana Pezzino, lo ha riconosciuto responsabile dell’omicidio di Giuseppe Romano, avvenuto la mattina del 17 marzo 2001. Il giudice ha impiegato trenta minuti per emettere in verdetto in un processo che si è celebrato con il giudizio abbreviato. Per arrivarci, però, sono state impiegate diverse udienze, in tre delle quali il pubblico ministero della Dda, Alessandro La Rosa ha ribadito, la richiesta al gup del tribunale etneo, la condanna a 30 anni di reclusione per Attanasio. All’ultima udienza era toccato alla difesa svolgere la propria arringa tesa a smontare il quadro accusatorio, costruito attorno alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Per ultimo a intervenire in questa vicenda è stato Francesco Capodieci le cui dichiarazioni sono ritenute importanti dal rappresentante della pubblica accusa, diversamente che dal difensore di Attanasio. L’avvocato Licinio La Terra che difende l’imputato insieme con l’avvocato Maria Teresa Pintus, ha sostenuto la natura non originale di quelle rivelazioni, addirittura di terza mano perché ricevute de relato e non combacianti con i fatti storici.

Dopo un’ora di arringa, il legale difensore ha sostenuto non siano emersi in dibattimento indizi gravi, precisi e concordanti a carico di Attanasio, che ha seguito tutte le udienze, collegato in videoconferenza. La difesa ha anche riproposto la consulenza eseguita dal medico legale Giuseppe Bulla: “Un fatto obiettivo e scientifico – ha detto La Terra – frutto dello studio di consulente, non può essere messo in dubbio dal narrato di seconda mano di alcuni collaboratori di giustizia”.  

La difesa di Attanasio ha annunciato di volere attendere le motivazioni della sentenza per ricorrere davanti alla corte d’assise d’appello per tentare di ribaltare il giudizio di primo grado.

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