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Operazione Aretusa, il tribunale infligge 150 anni di carcere

Il tribunale penale (presidente, Antonella Coniglio; a latere, Giuliana Catalano e Liborio Mazziotta) ha inflitto 150 anni di reclusione a carico di 17 imputati coinvolti nell’operazione denominata “Aretusa”, con cui polizia e carabinieri hanno disarticolato un’associazione dedita al traffico di stupefacenti. Ha sostanzialmente retto l’impalcatura accusatoria sostenuta in udienza dal pm Alessandro La Rosa, della Dda di Catania. Le condanne più severe sono state inflitte nei confronti del figlio del boss Agostino Urso, Gianfranco, ritenuto tra i promotori di uno dei tre gruppi e condannato a 21 anni e 4 mesi di reclusione, assolto dall’accusa di estorsione mentre il pubblico ministero ne aveva sollecitato la condanna a 30 anni. 20 anni di reclusione sono stati inflitti dal tribunale all’ex collaboratore di giustizia, Lorenzo Vasile; 18 anni sono stati irrogati a Francesco Calì; 16 anni a Luigi Urso, 14 anni a Salvatore Catania, 11 anni a Massimiliano Midolo. Pur in presenza delle attenuanti dovute alla sua collaborazione, il tribunale ha inflitto la condanna a 9 anni di reclusione a carico di Francesco Satornino, ritenuto a capo di uno dei tre gruppi insieme con Vasile. Condannati a 7 anni e 2 mesi di reclusione ciascuno Christian Terranova e Lorenzo Giarratana. Inflitti 4 anni e mezzo di reclusione ad Andrea Abdoush mentre è di 4 anni la condanna a carico di Gianfranco Bottaro. 3 anni e mezzo sono stati irrogati nei confronti di Agostino Urso e di Daniele Romeo; 3 anni di reclusione per Salvatore Quattrocchi e Salvatore Silone; 2 anni e 3 mesi per Sebastiano Recupero; 2 anni e 4 mesi per Massimiliano Romano mentre ad Angelica Midolo è stata inflitta la pena di un anno di reclusione. 

Il tribunale ha emesso una sentenza di assoluzione nei confronti di Concetto Anthony Magnano e Francesco Magnano (per i quali il pm aveva chiesto la condanna a 3 anni e mezzo), e per Umberto Montoneri, che doveva rispondere del reato di estorsione (il pm aveva chiesto la condanna a 5 anni). 

L’operazione Aretusa è scattata il 20 aprile 2017 a compendio di una complessa attività investigativa, attorno alle attività illecite del clan “Bottaro-Attanasio”, che per gli inquirenti riusciva all’epoca a mantenere il controllo di una rilevante parte del traffico organizzato di stupefacenti effettuato nelle varie zone della città. 

Tre i gruppi su cui gli investigatori hanno indagato che facevano riferimento a riferimento al defunto Cavarra, Urso e Satornino, Nel corso delle indagini è emerso che lo stupefacente veniva acquistato a Catania (attraverso appartenenti al “clan Cappello”), nella zona di Adrano o nel palermitano, per poi essere immesso nel mercato aretuseo.  

Francesco Nania 

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