AmbientePrimo Piano

Pagella verde Legambiente: “Siracusa e le pessime prestazioni”

Passano gli anni e poco cambia. Inquinamento atmosferico a livelli d’emergenza, tasso di motorizzazione sempre in crescita, produzione di rifiuti elevata, raccolta differenziata insignificante, acqua potabile sprecata. Questo è il quadro che emerge dalla XXI edizione di Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Sole 24 Ore e presentato oggi a Torino, in cui la città di Siracusa si piazza al 94° posto.

Ecco come Legambiente Siracusa commenta il risultato dell’indagine sull’ecosistema urbano:

Come al solito Siracusa si distingue per le pessime prestazioni in diverse categorie: raccolta differenziata dei rifiuti (appena il 2,8%, penultima), produzione pro capite di rifiuti (527,8 kg/ab/anno), piste ciclabili (0,0 m, se si esclude la ex cintura ferroviaria che è un magnifica pista cicloturistica ma non risponde agli standard di legge), tasso di auto e moto circolanti (66 auto/100 ab e 18 moto/100 ab), incidenti stradali (1 incidente mortale/10.000 ab/anno) e verde fruibile.

Il rapporto, com’è noto, è redatto sulla base dei dati sui diversi parametri ambientali relativi all’anno precedente (2013), inviati dai Comuni. In questi ultimi mesi alcuni interventi sono stati fatti. È stato aperto un secondo centro di raccolta comunale, si è avviato un monitoraggio più puntuale di alcuni inquinanti atmosferici, è partito un servizio di trasporto pubblico aggiuntivo rispetto a quello esistente. Sono tutti interventi utili ma non sufficienti a risollevare le sorti di Siracusa in campo ambientale. Se anche il dossier ne avesse tenuto conto, la posizione in classifica non sarebbe stata molto diversa: in molti ambiti le performance della nostra città sono ancora scadenti. Prendiamo, per esempio la questione dei rifiuti. Mentre in molte città del meridione si fanno passi da gigante raggiungendo percentuali di raccolta differenziata considerevoli, Siracusa rimane al palo, con un servizio scadente, percentuali di R.D. ridicole, assenza totale di politiche per la riduzione della produzione di rifiuti (quasi 1,5 kg al giorno prodotti da ciascun abitante) e una tassa tre le più alte d’Italia (come i cittadini hanno avuto modo di costatare ricevendo il mese scorso la Tari). Alcuni passi in avanti verso la gestione di un servizio degno di una città civile sono stati compiuti. La costituzione della Società per la regolamentazione dei rifiuti (SRR), la redazione e l’approvazione del Piano d’Intervento, un maggiore controllo sull’attività del gestore, l’apertura di un secondo Centro Comunale di Raccolta a Targia e alcune campagne d’informazione, sono tutti segnali positivi. Adesso bisogna compiere il passo decisivo per voltare veramente pagina: occorre che il Comune proceda all’affidamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, secondo il progetto approvato nel Piano d’Intervento. Affinché quello attuale sia l’ultimo periodo di proroga dell’attuale gestore, entro dicembre sia redatto il Capitolato d’appalto e si pubblichi il bando di gara per la selezione del soggetto gestore del servizio.

A distanza di un anno e mezzo dall’insediamento della giunta molte delle questioni relative alla qualità urbana, appunto dalla gestione dei rifiuti alla pessima qualità dell’aria che respiriamo (non solo per colpa delle industrie), dall’assenza di spazi verdi fruibili al grave inquinamento del Porto Grande, per citarne solo alcuni, rimangono ben lontane dall’essere risolte, in alcuni casi non sono state ancora nemmeno affrontate. A mancare è un’idea forte della città, con obiettivi ambiziosi e chiari, che imporrebbe scelte coraggiose e determinate, in alcuni casi anche impopolari. Prevale, invece, una visione della città parziale, in cui le politiche di sostenibilità ambientali, disperse tra mille competenze, perseguono logiche di settore spesso contraddittorie che favoriscono un’incoerente destinazione delle risorse e disorganicità nelle azioni. Un altro esempio. Da alcuni mesi una parte della città è assistita da un servizio di trasporto pubblico finalmente efficiente. Bene, si trovino le risorse per mantenerlo ma allo stesso tempo si sciolga il “nodo” relativo al servizio ancora affidato all’AST, che è inefficiente e quasi inutile (8 km/ab, che fa di Siracusa l’ultima città tra quelle di medie dimensioni per offerta pubblica di trasporto). Si apra la discussione sulla mobilità urbana in modo organico, portando in Consiglio comunale il Piano Urbano della Mobilità e il Piano Urbano del Traffico. Un parametro monitorato per la prima volta del rapporto è quello degli incidenti stradali, che ci fornisce un ulteriore dato preoccupante: con 1 incidente mortale ogni 10.000 abitanti Siracusa è tra le città in cui la circolazione stradale fa più vittime in Italia. Altra questione è quella relativa alla gestione delle acque. Con un consumo idrico giornaliero per uso domestico pari a 163,7 litri/ab, Siracusa è al 67° posto e non migliora in maniera significativa le prestazioni degli anni passati. Ma a preoccupare è ancora l’elevata dispersione d’acqua lungo la rete, (differenza tra i m3 di acqua immessa in rete e quella fatturata): a causa delle perdite fisiche, del cattivo funzionamento della rete e cattiva manutenzione, sversamenti e sfori dai serbatoi, furti e prelievi abusivi, il 46% dell’acqua immessa in rete viene disperso. Ci aspettiamo che l’amministrazione comunale e la nuova società di gestione delle acque affrontino finalmente con investimenti adeguati per migliorare la rete idrica questo problema. Così come quello, anch’esso annoso, della tutela dall’inquinamento prodotto dallo scarico delle acque reflue provenienti dal depuratore cittadino. Le opere per dirottarle fuori dal Porto Grande e riutilizzarle per scopo irriguo o industriale esistono già, quella che finora è mancata è stata la volontà politica di farlo.

Torneremo tra breve a esaminare nel dettaglio i singoli parametri ed approfondire le ragioni dei ritardi di Siracusa nelle politiche ambientali. Per il momento possiamo concludere affermando che la distanza tra la città reale, quella vissuta quotidianamente dai cittadini che respirano aria pessima e non hanno spazi verdi in cui fare giocare i loro figli e quella smart, immaginata nei più avanzati programmi di alcuni uffici comunali ma ben lontana da essere realizzata, rimane ancora molto grande. La soluzione più adeguata per ridurla non ci sembra quella di nominare consulenti esterni (senza concorso pubblico), come ha fatto l’amministrazione comunale nei giorni scorsi. Se all’interno degli uffici comunali non ci sono competenze adeguate, si formino attraverso l’aggiornamento dei funzionari; se si vogliono individuare soluzioni innovative ed efficaci si prendano ad esempio le pratiche dei comuni più virtuosi; si riorganizzi la macchina amministrativa, anche ricorrendo alle nuove tecnologie. Il territorio comunale deve essere trattato come un vero e proprio ecosistema urbano e non come una sommatoria di zone, funzioni e responsabilità scollegate tra loro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *