Panificazione, Cna: “Il decreto della Regione Siciliana tra luci ed ombre”
“Un importante passo in avanti, seppur disarmonico e non perfettamente in linea con l’evoluzione delle normative in materia. E poi, per tempistica e modalità, sa quasi di colpo di mano”. La Cna di Siracusa bolla così la scelta dell’uscente governo Crocetta di affidare ad un decreto assessoriale la disciplina del lavoro dei panificatori nell’isola. “Un’accelerazione improvvisa – afferma il presidente provinciale dei panificatori, Amato – con cui l’Assessore alle Attività produttive ha deciso di ripescare, quasi in toto, un disegno di legge del 2013, che era rimasto fermo nella competente commissione all’Ars, certamente un po’ datato. Ignorando, di fatto, un altro disegno di legge che era stato invece parzialmente approvato da sala d’Ercole tre anni dopo, inevitabilmente più aggiornato e quindi meglio rispondente alle esigenze degli operatori del settore. Fermo restano che in entrambe le stesure la Cna ha avuto un ruolo di primo piano – sottolinea Amato – è palese però che il provvedimento, invocato da tempo, avrebbe potuto armonizzare, in modo più efficace e completo, le aspettative dei panificatori e delle associazioni di categoria. Il decreto ci sembra, ad esempio, in contrasto con la direttiva Bolkestein, il cui obiettivo è quello di favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i paesi. I divieti imposti, legati alle giornate domenicali e festive, vanno in ben altra direzione”.
“Così come non figura l’opportuna valorizzazione del pane tipico siciliano, attraverso la creazione di marchi di qualità, e non trova riscontro – osserva ancora Amato – la mancata abrogazione dell’articolo 27 della legge regionale del 23 dicembre del 2000 n.30 che assimila l’attività di panificazione ad un’attività commerciale e non ad un’attività artigianale. Non appena si insedierà, dopo il governo regionale anche il nuovo parlamento, insieme ai vertici regionali della Cna – il presidente Battiato e il segretario Giglione – torneremo all’attacco su un’altra nostra proposta, da incardinare nell’ambito del Testo Unico sulle Attività Produttive, che consentirebbe ai produttori, superando la richiesta dell’autorizzazione amministrativa, di somministrare i propri beni direttamente al consumatore finale”.