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Petrolchimico Siracusa: la lotta all’inquinamento appare a tratti nebulosa mentre la politica è dormiente

A leggere sui Social e a ben vedere e sentire, gli ambientalisti non sono per niente in sintonia. Gli essere umani sono magnifici nel tentare contrastare e dissuadere le idee altrui in favore delle proprie. La questione ambientale della zona industriale siracusana è suddivisa in tre sub-zone inquinate, ognuno con una peculiarità diversa.

La tendenza che induce la società industrializzata ad affrontare la sfida ambientale, non come dimensione cui adattarsi, ma in base alla realtà del territorio, da queste parti, non è bene accetta. Trionfa il campanilismo. Infatti, i tre comuni industriali Augusta, Melilli, Priolo, hanno ognuno un proprio sistema economico che finora ha reagito spontaneamente a trasporre le proprie azioni in rendimenti a lunga scadenza e di produttività, mentre si è visto lo scandaglio del sistema industriale di un petrolchimico che è cambiato seguendo processi e tempi diversi nelle tre realtà urbane. L’insieme di questi fattori comporta diversi squilibri ambientali su una differente scala, tra cui la manifestazione di contatto con l’inquinamento che non può essere uguale sia per scelte sia per la rappresentazione dei diversi problemi d’inquinamento e posizione geografica.

Augusta con il suo maestoso porto e il suo intenso traffico marittimo di navi militari, petrolifero e una parte minore delle merci, protesta tale siffatta condizione, realtà, e soffre per l’endemica condizione della mancata realizzazione della depurazione delle acque reflue che rimane una vergogna per la politica e la popolazione in una città in cui ci sono stati e ci sono ancora oggi fior di ambientalisti preparati, ma a ben vedere poco efficienti.

Registra una politica da sempre litigiosa e a volte troppo spavalda che si combatte in maniera violenta, di contro sono stati investiti miliardi di lire nel passato e ora di euro per infrastrutture portuali, con la conseguenza che rimane un sito che produce fogna che inquina fortemente l’ambiente circostante. E questo sia a mare sia a terra. Colpita dai venti che spirano in maniera circolare, paga lo scotto di una posizione sotto vento che colpisce la cittadina megarere, su tre lati.

L’alterazione dell’ambiente avviene in seguito all’immissione nell’atmosfera, nel mare, nelle acque e nel suolo di sostanze contaminanti, nocive sia per la loro intrinseca tossicità sia perché immesse in quantità eccedenti la naturale capacità di auto-depurazione.

A soffrire di più in base alle posizioni degli stabilimenti è Priolo. Circondata a nord dall’Isab Nord e dalla Versalis a seguire dagli impianti Isab Sud e Isab Energy e a ventaglio dai miasmi del depuratore consortile dell’Ias che riamane la fonte più inquinante in assoluto nell’area del petrolchimico siracusano. E questo ancor di più nel passato, con diversi altri impianti inquinanti riferiti ai fertilizzanti, alla Sincat, alla Celene, alla Montedison, all’SG 14 e a tanti altri, e al più pericoloso il CS, Cloro Soda, famoso per lo sversamento per decenni in mare del mercurio killer che ha devastato i fondali marini in lungo e in largo e fatto una strage di bambini malformati e tanti morti.

Melilli rimane il comune relativamente favorevole, il più alto della zona industriale siracusana, ma registra la presenza di svariate discariche a terra; la raffineria Sasol e dell’ex Esso Italia, ora di proprietà dell’algerina Sonatrach che ha il difetto intrinseco di produrre olii lubrificanti che è tra i più inquinanti durante la raffinazione. Rimane relativamente la meno colpita se rapportata ai disagi che colpiscono Augusta e Priolo.

Per Siracusa rimane il fastidio periodico della bolla di gas che arriva, anche se c’è da dire che da qualche tempo, almeno in alcune zone della parte alta, la situazione è meno invasiva che nel passato.

Viviamo uno dei momenti più difficili della nostra storia industriale, divisi tra benessere e malessere, incapaci di ridare forza a uno stile di vita che è prigioniero di superficialità. Nel frattempo l’ambiente è stato assorbito da masse di cemento, la terra lacerata, i fiumi sono invasi da veleni e odori nauseabondi, il mare è inquinato dal petrolio e dalla plastica. La modernità in molti casi è illusione. Il prezzo che stiamo pagando alle nostre inadempienze è elevato. Chi non pensa prima, soffre dopo.

E’ molto difficile pensare di risolvere i problemi se non si sviluppano azioni a largo raggio e collaborative che coinvolgono le popolazioni dei tre comuni per combattere insieme le diverse tematiche dell’inquinamento in maniera schematica e non al tiro alla fune, ognuno per la propria direzione; e questo è difficile nel momento in cui scatta l’interesse di gruppo. La Regione è a tratti presente ma nella realtà è assente; il governo nazionale dribbla e gioca la partita con la demagogia. Se si vogliamo combattere davvero le angherie delle industrie, le emissioni olfattive, se vogliamo veramente lottare per un ambiente umano, bisogna che i problemi siano affrontati in diverse fasi e in base ai singoli effetti, uniti e non divisi, con un’azione comune e senza campanilismo di genere e direzioni diverse, con la valutazione delle varie realtà nelle sue complesse articolazioni. La politica può e deve fare molto di più, combattere e non favorire l’inquinamento, creare condizioni di vita confortevole, incoraggiare il movimento pedonale e il traffico all’interno delle città, creando spazi pedonali, piste ciclabili e aeree verdi, parcheggi periferici e promuovere provvedimenti in favore dei trasporti pubblici, restituire i centri storici ai cittadini, disincentivare un eccesso di produzione di rifiuti, ridurre le fonti d’inquinamento, sviluppare forme di prevenzione, difendere la natura e il paesaggio da aggressioni selvagge, come le discariche vicine ai centri abitati. La politica deve tornare a educare, proporsi strumento formativo di stili di vita. Perché ciò avvenga, deve avvicinarsi alla gente, alla quotidianità delle cose, non deve perdere di vista la realtà nella sua concretezza e risolvere i problemi della comunità amministrata.

Concetto Alota

 

 

 

 

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